Nakba, la memoria “cancellata”
Nakba – Che valore ha la memoria nel nostro tempo? Di solito, il termine “memoria” è strettamente collegato a “storia”. Certo, ricordare la storia per non ripetere gli errori fatti nel passato. In questo caso la memoria è in funzione della storia e anche i nostri ricordi personali, quelli intimi che si tramandano di generazione in generazione tra le quattro mura domestiche, si intersecano e si arricchiscono dell’atmosfera di un determinato periodo storico. Ma cosa succederebbe se ai nostri ricordi non corrispondesse un determinato periodo storico? Se quel periodo storico fosse stato cancellato dalla storia collettiva? Se il dolore di quel ricordo fosse stato sostituito da una “storia” opposta che il mondo celebra in modo trionfalistico?
Nakba, il disastro palestinese
La memoria e la “storia” cancellata in questione è quella della Nakba palestinese. Il termine Nakba può essere tradotto con disastro. Il disastro palestinese segna l’origine fattuale di uno dei conflitti più annosi e cruenti della storia mondiale. Fino a pochi anni fa, la Nakba con il suo carico di orrori commessi dall’Irgun, l’Hagana, ecc., non era per niente riconosciuta dalla storiografia israeliana e di conseguenza dalla storiografia mondiale. Da un po’ di anni il lavoro di riscrittura dei “New historians” israeliani sta portando a galla una versione della storia molto diversa dal mito fondatore di Israele. Purtroppo di tutto ciò rimane poco, come se si trattasse di avvenimenti risalenti a 2000 anni fa. Dalla necessità di acquisire più materiale possibile, arriva anche una revisione metodologica di approccio a nuove fonti prima considerate inattendibili.
È probabilmente in questo ambito che si colloca il tentativo, non solo dei nuovi storici, di affidarsi alla memoria e ai ricordi personali, di famiglie (oltre il 60 % dell’allora popolazione palestinese) che hanno visto l’orrore di veder ucciso davanti ai propri occhi un proprio familiare senza poter muovere un dito, o costrette a racimolare tutti i loro averi e scappare lasciando per sempre dietro di sé il loro passato. A tal proposito sono stati scritti centinaia di libri di ogni genere: la forza descrittiva delle parole di G. Kanafani o M. Darwish può far rivivere quei momenti come se fossimo noi ad averli vissuti.
Your pictures, Your memories, Our History
Foto di famiglia diventano reliquie storiche per commemorare un passato “a rischio estinzione”. È proprio questa l’iniziativa del Museo Palestinese, un progetto della Welfare Association. I ricercatori del museo, accompagnati dallo slogan “Your pictures, Your memories, Our History”, viaggiano in Cisgiordania per raccogliere e collezionare quante più foto e testimonianze di ogni tipo che si riferiscano agli eventi precedenti successivi alla Nakba. Questo progetto, “Family Album” si propone di portare a galla i tesori fotografici nascosti che possono essere fondamentali per arricchire la narrazione di episodi della Nakba o anche solo episodi di vita quotidiana della vita prima del “disastro”.
“Le fotografie prese da così tanti palestinesi rappresentano un immenso e prezioso archivio che deve essere preservato e protetto, specialmente dopo che così tanta arte degli archivi palestinesi è andata perduta”, ha dichiarato il direttore del Museo Palestinese, Jack Persekian. Ed ha aggiunto: “Tutti noi sappiamo che la nostra terra, i nostri diritti e le nostre risorse ci sono state sistematicamente prese, ma non sembriamo abbastanza consapevoli della terribile perdita delle nostre librerie e dei nostri archivi, i nostri libri e le nostre foto che costituiscono il nostro patrimonio, la nostra storia e la nostra identità”.
di Carolina Ambrosio