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Medio Oriente: crollano i disegni criminali degli sponsor del Terrore

di Salvo Ardizzone

Circondata dalla consueta disinformazione, la situazione in Siria ed Iraq sta evolvendo sempre più rapidamente. Media sfacciatamente partigiani o, nel migliore dei casi, disinformati, continuano a vaneggiare di una minaccia dell’Isis e di una sua espansione, che verrebbe contrastata dai bombardamenti della sedicente coalizione a guida Usa. Al massimo si parla dei curdi che, secondo quella narrazione bugiarda, sarebbero gli unici a contrastare vittoriosamente le orde di tagliagole.

Per riassumere, secondo i media in Siria i “cattivi” sarebbero i seguaci del “califfo” ed il legittimo Governo di Damasco con i suoi alleati; tutti gli altri apparterrebbero ad una sedicente “opposizione” che si batte per la libertà.

La realtà sul campo è tutt’altra cosa, ed è testimoniata proprio in questi giorni dallo spettacolo offerto dalla cosiddetta “opposizione democratica” siriana (che semplicemente non esiste) diretta come una marionetta dai rispettivi padroni (Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Stati Uniti). Tutta questa gente prezzolata, sostenuta dai loro mandanti, perché di questo si tratta, tenta di dettare condizioni al tavolo di trattative sulla Siria apertosi a Ginevra, per ribaltare in sede negoziale ciò che stanno irrimediabilmente perdendo sul terreno.

A quattro mesi dall’intervento russo, e dalla massiccia discesa in campo dell’Iran e delle milizie sciite accanto al Governo legittimo siriano, i sedicenti “ribelli” o seguaci dell’Isis sono ovunque in difficoltà se non in piena ritirata.

I russi hanno dimostrato cosa può fare una forza aerea, anche se contenuta (ovviamente se lo vuole), ridicolizzando la possente coalizione Usa che brilla solo per la sua inconcludenza: i circa seimila raid compiuti da fine settembre hanno smantellato le basi, i depositi e i centri di comando dei terroristi, fornendo anche un’efficace copertura alle forze in campo.

E per favore, la si pianti una volta per tutte di fare la ridicola differenza fra il babau Isis, l’utile cattivo, con la sedicente “opposizione”, a meno che non si voglia far passare per tale i terroristi qaedisti di al-Nusra o quelli salafiti di al-Sham. L’unica differenza vera è che i “ribelli” obbediscono ciecamente ai loro sponsor, mentre il “califfo”, crescendo, è divenuto assai meno controllabile.

Comunque sia, e con buona pace della solita stampa “informata” e dei cosiddetti analisti, le offensive che hanno preso il via ad ottobre sono tutt’altro che esaurite: dopo aver distrutto gran parte del nocciolo duro di quelle bande, adesso stanno procedendo in funzione degli obiettivi strategici evidenti fin dall’inizio, liberando aree sempre più vaste del Paese a mano a mano che gli avversari si vanno sgretolando.

A Nord-Ovest, la regione di Latakia è stata quasi completamente liberata e quella di Idlib è già massicciamente sotto attacco, tagliando fuori le bande dalla Turchia, la loro principale fonte di sostentamento; più a Nord-Est, attorno ad Aleppo, le forze siriane stanno dilagando con un’offensiva in procinto di chiudere i quartieri ancora in mano ai terroristi in una sacca; a Sud, nella zona di Dara’a, al confine con la Giordania, i “ribelli” hanno perduto posizioni fondamentali ed anche qui stanno per essere sloggiati dai valichi di confine.

Anche al centro, nell’area di Homs e di Hama, l’Esercito siriano è all’offensiva, e persino nella remota zona di Deir Ezzour, nell’Est, dopo un attacco dell’Isis sfociato in uno spaventoso massacro di civili, i seguaci del “califfo” sono stati respinti e stanno subendo perdite a centinaia nelle controffensive sostenute dall’aviazione russa.

Piaccia o no, questa è la realtà, talmente critica per i terroristi che adesso stanno cominciando a combattersi fra di loro per contendersi i pochi rifornimenti ancora a disposizione, dopo aver rotto l’alleanza di comodo sottoscritta l’anno scorso per le pressioni dei loro sponsor (Turchia, Arabia, Qatar e così via). È di qualche giorno fa la notizia di una riunione nel corso della quale al-Golani, il capo di al-Nusra, ha cercato di convincere i capi di al-Sham a unirsi a lui, ma è finita con violente accuse reciproche sfociate poco tempo dopo in una vera battaglia.

Il nocciolo è che i loro sponsor, Turchia in testa, stanno tentando di manovrare per far parte di un futuro accordo politico che salvi il salvabile, scaricando gli “alleati” nel modo peggiore. Ormai fra quella gente il clima è del “si salvi chi può”.

Ma se in Siria è così, in Iraq non è da meno: l’Esercito e le milizie volontarie stanno liberando l’Anbar e il resto del Paese. E perché sia chiaro quanto sia falsa la storia, ripetuta alla noia, che il merito è dei bombardamenti della coalizione a guida Usa, oltre il 60% dei raid totali è stato condotto dalla piccola aviazione irachena. Tanto per comprendere che le decine di Paesi che hanno mandato aerei, Usa in testa, nella realtà fingono di combattere il “califfo”, facendo alle sue bande il meno danno possibile.

Dopo Ramadi, adesso è Falluja ad essere investita ma si contano a diecine i centri già liberati, e per essere ancor più chiari, sono state le milizie sciite quelle che hanno salvato l’Iraq dal tracollo e che ora lo stanno liberando; le stesse che gli Usa vorrebbero tenere lontane dal fronte per impedire che l’Isis collassi sotto il loro impatto, assicurando loro un successo per Washington intollerabile. Le stesse che i media accusano di violenze mai dimostrate verso i sunniti, peccato che siano migliaia i volontari sunniti fra le loro fila, sempre più numerosi perché quelle formazioni sono le uniche a battersi efficacemente per l’Iraq, e le uniche violenze che hanno usato le hanno rivolte contro i terroristi e i loro fiancheggiatori.

Questa è la realtà sul campo, il resto sono menzogne, disinformazioni ad uso di opinioni pubbliche occidentali acritiche.

Dopo aver tentato in tutti i modi di smembrare due Paesi e spartirseli, dopo aver foraggiato bande di terroristi spacciate per “ribelli” e creato mostri come l’Isis, fingendo di combatterli per mantenere la presa sulla regione, gli sponsor del Terrore vedono crollare i propri disegni e tentano di ribaltare il verdetto con il potere dei media e gli intrighi attorno a un tavolo di trattativa.

Ma piaccia o no, la Storia non si fa ingannare.

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