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Mario Draghi, vero punto interrogativo

La scelta del presidente Mattarella ha spiazzato tutti, non per la novità di cotanto nome che aleggiava da mesi sul governo giallorosso, quanto per l’incredulità che un così alto profilo si svilisse per un misero governo di transizione al voto, superato il semestre bianco che scatterà il prossimo agosto. Molte sono le voci pro Mario Draghi, l’ex numero uno della Bce, visto come colui scelto per “salvare” l’Italia non tanto in relazione alla gestione dell’emergenza pandemica e della campagna vaccinale, quanto per altri scopi decisamente esiziali.

Mario Draghi, l’uomo  del “whatever it takes”, che, contrariamente a quanto asserisce l’ala più intransigente del Movimento Cinque Stelle, non ha nulla a che vedere con Mario Monti, come l’economista Giulio Scarpelli ci tiene a precisare: “Monti appartiene alla scuola neoclassica tedesca per la quale il debito pubblico è il nemico numero uno. La scuola che ha prodotto una politica di massacro sociale basata sull’austerità, bassi salari e zero investimenti. L’attuale premier incaricato Draghi invece è stato alunno di Federico Caffè e ha studiato alla scuola post keynesiana. Alla guida della Bce ha sposato la tesi del debito buono e oggi rappresenta l’espressione più pura del capitalismo americano”.

Il filoamericano

Monti dunque filotedesco, mentre Draghi filoamericano. Motivo per cui, secondo l’economista, dalle parti di Berlino il malumore è alto: Angela Merkel al di là delle frasi di circostanza, ha preso malissimo la scelta di Mattarella. Ed è ancora più infuriato Jen Weidmann, il capo della Bundesbank, che in questi anni ha provato a contrastare le mosse della Bce. Poi c’è il rapporto con la politica e anche qui le differenze per Sapelli sono notevoli. Monti non ha mai avuto una visione strategica e ha sempre disprezzato le parti sociali. Draghi al contrario le ha subito citate, ha capacità politiche di lungo corso e ha mediato tutta la vita perché in fondo è un vero democristiano. Viene della scuola andreottiana ed è stato vicino a Paolo Cirino Pomicino.

Dai derivati alla Goldman Sachs al discorso sul Britannia

Draghi, negli anni Novanta, quando era direttore generale del Tesoro italiano (carica che ha ricoperto dal 1991 al 2001, ha sovrinteso all’emissione, da parte dello Stato italiano, di una montagna di titoli di debito tra i più “tossici” e speculativi al mondo, di cui ancora oggi paghiamo – letteralmente – le conseguenze. Stiamo parlando, ovviamente, dei famigerati derivati di Stato.

Quando nel 2001 il ministro Tremonti lo sostituisce da direttore generale del ministero del Tesoro con Domenico Siniscalco, Draghi torna per un breve periodo ad insegnare negli Stati Uniti, per entrare poi, già nel 2002, in Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l’Europa.

La Goldman Sachs è la banca d’affari più potente al mondo e comunemente definita, insieme a Rothschild, Warburg, Barings ed altre, una delle fazioni vicine agli “imperi anglo-ebraici” e quindi fuori dal controllo dell’altro “potentato economico-religioso” che è l’Opera (Opus Dei) a cui invece apparteneva il religiosissimo Antonio Fazio a lungo tempo difeso, non a caso, dalle gerarchie ecclesiastiche. Del resto, la rosa dei nomi dei possibili successori di Fazio che sin dal primo momento era circolata non prevedeva una riconferma per un seguace dell’Opera, consumando così un forte scontro al vertice tra gerarchie cattoliche e le lobbies ebraiche.

Mario Draghi nella famosa crociera sul Britannia nel 1992: l’inizio della fine dell’Italia

Una crociera prima negata additando come paranoici complottisti coloro che ne parlavano e poi svelata in Tv dal presidente Cossiga e da quel punto derubricata a banale cocktail tra amici. Ora, a quasi trenta anni la prova inoppugnabile che non si trattò di una scampagnata a spese della Corona britannica, ma di un vero e proprio atto eversivo ai danni del popolo italiano.

Mario Draghi parla della Mmt: svolta epocale o specchietto per le allodole?

La Mmt è la Modern Money Theory, la teoria economica più eterodossa allo stato attuale delle cose, sulla cresta dell’onda presso l’opinione pubblica internazionale. In Europa il dialogo, in merito alla Mmt ora pare atrofizzato, mentre era vivo dopoché, nata con Warren Mosler, fu divulgata in Italia dallo stesso Mosler nel Mosler-Barnard Tour in tutta Italia nel giugno del 2013. Allora se ne discuteva anche all’interno del Movimento 5 Stelle. Un’alternativa possibile la Mmt di cui l’Argentina ne ha fatto buon uso per uscire dalla drammatica crisi economica del 2001. Gli ottimi risultati del Paese latino americano hanno conquistato politici progressisti statunitensi, ivi inclusa la rappresentante Democratica al Congresso, Alexandria Ocasio-Cortes. 

La dichiarazione di Mario Draghi nell’autunno del 2019 “dovremmo considerare la Mmt” è stata vista da alcuni economisti come una dichiarazione che potrebbe far breccia in un muro pesante, quello che impedisce alla Bce di finanziare direttamente gli Stati dell’area euro: il Muro di Francoforte. Sarebbe una svolta epocale alla luce dell’accettazione di Draghi a guidare il paese in qualità di nuovo Presidente del Consiglio.

Per chi invece considera il debito pubblico un crimine contro l’umanità e vede in Draghi l’uomo di singolare doppiezza, senza scrupoli, sempre d’accordo con l’ideologia vigente dei miliardari, in linea con l’ortodossia del momento, ossia il Grand Reset del World Economic Forum, è difficile credere che Draghi, dopo avere perseguito con metodicità e senza remore delle politiche economiche di stampo irrimediabilamente liberista, sia stato folgorato dalla Mmt che con le sue ricette ha risanato il default argentino del 2003, causato dalle ricette del Fondo Monetario Internazionale.

di Cristina Amoroso

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