Marina Silva e il nuovo piano di destabilizzazione del Brasile targato made in Usa
Tra breve in Brasile si terranno le elezioni presidenziali, i cui giochi si svolgeranno dal 5 al 26 ottobre prossimi e rimangono apertissimi tra l’attuale presidente Dilma Rousseff e Marina Silva, candidato del Partito Socialista, organizzazione politica di destra, una fedele seguace dei dettami di Washington, che rappresenta per il Brasile ciò che è stato Henrique Capriles per il Venezuela.
Ma Marina Silva non nega la croce della sua parrocchia. Dalla sua piattaforma elettorale mostra apertamente la sua posizione pro-imperialista, di destra. Vuole abbattere i grandi progressi che hanno reso il Brasile il gigante sudamericano, una nazione veramente sovrana, non solo lontano dai disegni degli Stati Uniti, ma francamente opposta alla loro. La candidata di destra vuole rafforzare i legami con l’Ue, come ai vecchi tempi delle dittature militari, di Fernando Collor de Mello, José Sarney, Itamar Franco e Fernando Henrique Cardoso, in rapporti di vassallaggio e di alta dipendenza. Chi ha suggerito l’Unione Europea, partner fondamentale del suo programma elettorale?
Fondatore con Lula del Partito dei Lavoratori, oggi passata al campo della destra più reazionaria, Marina Silva ha anche lo scopo, nelle sue parole, di spezzare l’alleanza strategica del Brasile con il Venezuela e Cuba, e anche di sabotare i legami con la Russia e la Cina, il tutto in linea con il gusto dei più costosi desideri Ue, con tutti i segni del suo status di vescovo Ue, forse nessuno più rivelatore della sua asserzione che, se eletta presidente, “spingerà forte per i diritti umani in Paesi come Cuba”, senza volgere lo sguardo ai diritti umani violati dagli Yankee.
Spinta da grande desiderio di temperare o addirittura distruggere la multipolarità svolta dai Paesi Brics, forza politica ed economica che controbilancia la unipolarità incarnata nell’Unione Europea, cosa avrebbe di meglio che spingere il Brasile ad uscire volontariamente dai Paesi Brics?
Il sogno d’oro di Washington potrebbe essere realizzato grazie al suo vescovo Marina Silva. Si capisce perché Washington abbia lanciato una campagna di propaganda su larga scala per sostenere Marina Silva, continuando a dire che la sua vittoria è garantita nelle elezioni finali, in linea con la stampa italiana, che parla di Marina Silva come di un “ciclone”, di sondaggi sempre a lei più favorevoli, di una candidata che non doveva neppure partecipare alle elezioni presidenziale e che ora rischia di vincere le elezioni in Brasile. Analisti indipendenti esprimono dubbi su questo scenario, dicono che è un’illusione, senza nascondere avvertenze su possibili brogli.
L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, del partito di Dilma Rousseff, sostiene la presidente in carica, dubita che Silva abbia qualche chance di elezione, secondo lui, non è Silva, ma piuttosto alcuni media che rappresentano una minaccia reale. Essi usano a loro vantaggio le difficoltà emerse a seguito di riforme sociali ed economiche in atto per servire gli interessi del popolo. Ancora il Paese è sulla strada per progredire, grandi progetti industriali sono implementati. Lula è fiducioso che la verità vincerà sulle menzogne. Il sostegno dell’ex presidente a Dilma Rousseff è importante. Silva era nelle fila del Partito dei Lavoratori per più di un quarto di secolo, ha fatto la sua carriera fianco a fianco con Lula. Durante il suo mandato era un senatore prima di diventare ministro dell’Ambiente nel 2003.
Tutti questi anni sarebbe stata sotto stretta sorveglianza da parte degli Stati Uniti, sotto sorveglianza da fondi speciali di diversi tipi e organizzazioni internazionali in cerca di coloro che mostravano un futuro promettente per gli interessi di Washington. E’ sufficiente dare uno sguardo alle decorazioni e premi che ha ricevuto con l’aiuto di amici americani, per capire che era nel centro della loro attenzione fin dal lontano 1980. I dibattiti a Washington si svolgono a porte chiuse, ma una cosa è evidente, gli Stati Uniti vogliono cambiare la Rousseff per qualcuno più flessibile. Marina Silva sembra servire lo scopo. I servizi speciali Usa potrebbero avere aperto la strada per il suo successo, eliminando un altro candidato Eduardo Campos, il leader del Partito socialista. Il suo aereo Cessna 560ХL scese improvvisamente prima di atterrare e si è schiantato, ad affermarlo è Nil Nikandrov, un giornalista esperto della politica dell’America Latina e delle relazioni tese con gli Stati Uniti, un critico della morsa devastante delle amministrazioni neoliberiste sulle economie nazionali.
Prima della tragedia Dilma Rousseff era considerata un vincitore sicuro. Lo scandalo dello spionaggio e le dichiarazioni inaccettabili del presidente Rousseff sulle intercettazioni Usa in Brasile diventerebbe un ricordo del passato.
La battaglia pre-elettorale è diventata una lotta feroce. Silva non ha tempo da perdere e il carico diventa troppo pesante, le sue dichiarazioni seguono le reazioni del pubblico, come sulla questione del matrimonio gay, tra cambi di umore e pianti improvvisi. Sta di fatto che più brasiliani cominciano a rendersi conto che Silva cambierebbe radicalmente le politiche per condurre il Paese al disastro nazionale. Questo è esattamente ciò che i “burattinai” di Washington vorrebbero realizzare. La missione che gli Usa vogliono realizzare è la creazione di presupposti per mettere in scena una “rivoluzione colorata” in Brasile, lo afferma Nil Nikandrov.
Si vuole usare una “quinta colonna” e i media pro-Usa per provocare “proteste civili spontanee,” una primavera araba o una Maidan ucraina?