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C’è ancora chi muore per difendere Madre Terra

Il difensore delle foreste, il leader indigeno della Comunità Tarahumara della Sierra Madre Occidentale in Messico, vincitore del prestigioso Premio Verde Goldman, è stato ucciso domenica scorsa, come suo padre trent’anni fa e come un altro recente premio Goldman, la sua “collega” honduregna Berta Cáceres. Isidro Baldenegro López, che era noto per il suo attivismo contro il disboscamento illegale, è stato assassinato un anno dopo Berta Cáceres; entrambi hanno ottenuto il prestigioso Premio Ambientalista Goldman; Isidro nel 2005 per la sua campagna non violenta tesa a proteggere le antiche foreste di questa Madre Terra, Berta nel 2015 per la sua campagna contro una diga idroelettrica finanziata a livello internazionale.

Isidro Baldenegro è stato ucciso domenica a casa di un parente, si nascondeva nello Stato di Chihuahua proprio per la quantità di minacce di morte che aveva ricevuto per il suo attivismo ambientale a difesa della Madre Terra. Berta Cáceres è stato assassinata a marzo 2016, dopo anni di minacce di morte e intimidazioni.

Isidro era il figlio di Julio Baldenegro, che alcuni uomini armati hanno ucciso nel 1986. Entrambi sono stati i leader degli indiani Tarahumara che si oppongono al disboscamento. Alla morte del padre, Isidro lo ha sostituito con la fondazione nel 1993 del gruppo di Forza ambientale, movimento di resistenza non violenta alla deforestazione selvaggia dei territori indigeni, principale causa delle continue siccità e carestie che colpiscono  la regione.

Con la sua lotta contro la deforestazione ha attirato l’attenzione nazionale. Nel 2002, ha organizzato una serie di blocchi e cortei che hanno costretto il governo a sospendere temporaneamente la registrazione degli alberi da abbattere. L’anno successivo una protesta guidato dalle mogli dei leader della comunità assassinati ha portato a una sentenza del tribunale che vietava l’abbattimento degli alberi.

Ma i suoi sforzi e i suoi successi non furono graditi alla potente rete di funzionari statali, proprietari terrieri e ai boss criminali di sfruttamento, e nel 2003 fu imprigionato per 15 mesi con false accuse di possesso di armi e droga. La sua detenzione illegale ha innescato una diffusa condanna internazionale da gruppi come Amnesty International, che alla fine ha contribuito a ottenere la sua liberazione nel 2004.

La Ong Greenpeace aveva avvertito che la difesa di queste foreste è una causa molto pericolosa. Negli ultimi anni, nomi come Ildefonso Zamora, Aldo Zamora, Rodolfo Montiel, Teodoro Cabrera, Isidro Baldenegro e Wilfrido Alvarez sono diventati noti. Essi, accanto ai membri della comunità provenienti da varie regioni del Paese, hanno deciso di difendere le loro foreste. Questo lavoro encomiabile ha avuto come risposta la repressione, la tortura, la detenzione e, in alcuni casi la morte, solo per opporsi a coloro che sono impegnati nel taglio di alberi per il business.

L’assassinio di Isidro è l’ultimo di una lunga serie di ecologisti assassinati in America Latina, il Paese più letale per chi tutela i diritti di Madre Terra. Secondo il rapporto della Ong Global Witness, il 2015 è stato l’anno più letale mai registrato per gli attivisti ambientali a livello globale com almeno 185 morti, in America Latina 122 morti, 33 nel solo Messico.

di Cristina Amoroso

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