L’Uruguay sceglie Tabarez Vazquez, continua la lotta all’imperialismo
In Uruguay, Tabarez Vazquez, candidato dal Frente Amplio, ha vinto il ballottaggio alle Presidenziali con un distacco record: 56,53% contro il 43,47% dello sfidante del Partido Nacional, Luis Alberto Lacalle. A determinare la vittoria, completata dalla conferma della maggioranza assoluta all’Assemblea Generale per il suo partito, sono stati gli ottimi risultati conseguiti nell’ultimo decennio da lui, già Presidente fra il 2005 e il 2010, e dal suo predecessore, il popolare Mujica. Sotto la loro guida, la povertà s’è ridotta dal 40 al 10,5% e il Pil procapite è salito a 16.834 $, il più alto dell’America Latina; questi argomenti reali (riconosciuti dallo stesso Lacalle) hanno sbaragliato la propaganda del Partido Nacional, basata principalmente sulla preoccupazione per l’ordine pubblico, per il deterioramento del sistema educativo e la controversa legge sulla liberalizzazione della marijuana.
Ora Vazquez intende spendere questi cinque anni per consolidare lo sviluppo dell’Uruguay, e puntare su alcuni progetti strategici come quello di fare di Montevideo lo sbocco marittimo non solo di Paraguay e Bolivia, ma anche dell’Est dell’Argentina e del Sud del Brasile. Inoltre, dando priorità a quella che è una reale esigenza, programma di destinare il 6% del Pil all’istruzione, trovando le risorse con una nuova tassa sui latifondi, ancora diffusi nel Paese.
È una nuova vittoria in Sud America di forze che mostrano attenzione per la crescita del popolo e la diminuzione della povertà, un tempo tragicamente diffusa; il Frente Amplio, pur fra vari distinguo che lo separano dalle più nette e radicali esperienze bolivariane, si oppone comunque alla svendita in blocco del Paese all’imperialismo che, nell’America Latina, malgrado gli sforzi profusi continua a collezionare sconfitte.