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Libano, la terra dei Fenici

I Fenici vissero lungo le coste dell’attuale Libano dal 1200 a.C. fino alla conquista dell’Oriente ad opera di Alessandro Magno. Il loro nome significa “porpora”, phoinix in greco, e deriva dalla sostanza colorante che i fenici ricavavano da un mollusco, il mùrice.

I Fenici non formarono mai un unico regno. Fondarono, su promontori o isole e nelle vicinanze di sorgenti d’acqua, città-stato indipendenti guidate ciascuna da un re, costituite dall’abitato e da un territorio privo di materie prime e stretto tra il mar Mediterraneo e le montagne dell’entroterra. Per questo furono un popolo di commercianti.

Fondarono nel Mediterraneo numerose colonie indipendenti dalla madrepatria che servivano come basi per i loro traffici commerciali e che venivano difese con una potente flotta militare dotata di veloci navi a vela rettangolare con rostro a prua.

Praticavano la navigazione di cabotaggio, solo di giorno e lungo le coste, con tappe di circa 25 miglia marine (quasi 50 chilometri), ma conoscevano le stelle e all’occorrenza sapevano navigare anche di notte. Furono i primi a circumnavigare l’Africa e si spinsero frequentemente fino alle coste dell’Inghilterra. Beirut, Sidone, Tiro e Biblo sono tra le maggiori città fenicie, mentre la colonia più importante era Cartagine.

Poco praticata era l’agricoltura, ma molto abbondante era la lavorazione del legno di cedro e di pino proveniente dalle montagne, la pesca, l’artigianato con la produzione di famosi tessuti di lana tinta con la porpora e la lavorazione del vetro, della ceramica e dell’avorio. Per ottenere 100 grammi di porpora erano necessari 10mila molluschi: ecco perché i preziosi vestiti color porpora erano utilizzati da re, giudici e sacerdoti.

Inizialmente furono monoteisti (Baal, il dio della tempesta), poi ogni città fenicia ebbe sue divinità. Era molto diffuso il culto di stele o betili, di montagne, acque, alberi o pietre ritenute sacre. Gli dei vivevano nei templi, che avevano la forma di un recinto a cielo aperto con una piccola cappella, un altare per i sacrifici di animali o, raramente, umani, ed erano collocati nelle vicinanze di una fonte e di un bosco. Secondo i Fenici l’aldilà era sottoterra ed era necessario che i defunti venissero sepolti e ricordati.

I Fenici introdussero l’uso della moneta sostituendola al baratto, ma tra i loro meriti c’è quello di aver utilizzato l’alfabeto fonetico (22 segni che rappresentavano suoni), utilizzato per le operazioni commerciali. La lettera “alef” rappresentava il toro, “bet” la casa, “gimel” il cammello, “yod” la mano.

Dopo essere stati sottomessi dagli assiri, la fine della civiltà fenicia avvenne ad opera dei Persiani di Alessandro Magno nel 332 a.C.. Nel 69 a.C. Il territorio entrò a far parte dell’Impero romano.

FENICIA oggi si chiama LIBANO, è una nazione estesa all’incirca quanto l’Abruzzo, con 4 milioni di abitanti, il mare, con vette oltre i 2000 metri, ha un territorio fertile, vi crescono la vite e i banani, alberi giganti, è patria dell’alfabeto e dei Fenici. I Libanesi sono un popolo complesso e intricato, con ben 18 confessioni religiose diverse e una cucina strepitosa.

L’immagine che ci portiamo dei Fenici è quella di un popolo, che molto prima dei Romani, partendo dalla Terra dei cedri, navigò in lungo e in largo, anche oltre le Colonne di Ercole, intessendo una fitta rete di scambi culturali e commerciali.Fenici-Biblos

Per i moderni internauti sembra impensabile come un piccolo popolo abbia così tanto navigato, con mezzi “rudimentali” lasciando tracce ed eredità ancora presenti nella cultura mediterranea. Il Libano è proprio un gioiellino, piccolo ma dotato di tutte le attrattive.

Seguendo la linea di costa da Beirut in direzione nord a circa 40 km si trova Byblos. I Fenici stessi ritenevano che Jbeil fosse stata fondata nella notte dei tempi dal dio El. Jbeil; è tra le città più antiche del pianeta, sorta nel 7000 a.C. e da allora abitata ininterrottamente. Il nome Byblos fu dato dai Greci, tanto era l’importanza di questa città per l’acquisto dei papiri (byblos).

Appena fuori dalle possenti mura si inciampa in un groviglio di civiltà, come trappole temporali, il tempio fenicio degli obelischi, il teatro romano, il tempio a L, una tomba fenicia, la grande casa abbandonata. Tratti di binari arrugginiti, senza direzione, l’odore dell’erba evidenziano lo sciabordio di immagini, culture che qui si sono amalgamate. Gli scavi proseguono, con estrema cautela per non perdere la trama della stratificazione, alcuni monumenti sono stati smontati e ricollocati. All’interno dell’area archeologica è allestito un piccolo museo, i reperti più importanti si trovano al Museo Nazionale di Beirut.

Tutte le città erano comunque cinte da mura, turrite e merlate, e con case sovrapposte. Immagini della città di Tiro sono state trasmesse dalle porte bronzee costruite da Salmanassàr III e dai celebri rilievi di Sennacherib.

Tre furono i tipi di santuari diffusi: il tempio di derivazione egizia, contraddistinto dall’elemento autoctono della doppia colonna libera nel cortile d’ingresso, il recinto sacro contenente l’altare al centro della struttura, e il tophet caratterizzato da stele e cappelle votive. I Fenici si misero in luce per la produzione di stoffe e di tessuti, nei centri di Sidone e Tiro, e nella lavorazione dei metalli. Gli oggetti ritrovati a Byblos sono decorati con la tecnica della granulazione e del tratteggio.

La cucina Libanese è molto ricca. Sulla tavola piombano colori, profumi, frutta secca, menta fresca a profusione, tartare di carne, spiedini… La varietà completa può arrivare fino a 35 piatti diversi.

Dr. Ali Harkous

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