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Libano, miliziani salafiti scatenano l’inferno a Sidone

Libano – Dopo gli scontri armati della scorsa settimana, quando miliziani salafiti attaccarono abitazioni sciite ad Abra nei pressi di Sidone, ieri mattina lo sceicco Ahmad Al Assir, leader dei salafiti nella città meridionale libanese, ha deciso di attaccare a sorpresa e senza motivo un checkpoint dell’esercito libanese. Da evidenziare che da oltre un anno vanno avanti le violenze e le provocazioni dei miliziani contro l’esercito libanese, e soprattutto contro i sostenitori di Hezbollah. Le protezioni politiche e il sostegno finanziario di cui godono questi mercenari, gli ha permesso fino ad oggi di poter fare il bello e il cattivo tempo a spese dei cittadini di Sidone, ormai terrorizzati dalle scorribande di questi criminali barbuti.

Non è un mistero che la potente famiglia Hariri, sempre più vicina ai salotti buoni parigini e sauditi, ha particolari interessi in quella che fu la città roccaforte dei sunniti libanesi, oltre ad essere la città natale di Rafik Hariri. Sidone è state sempre una città abbastanza turbolenta, anche per la presenza in città del più grande campo profughi palestinese sito ad Ain al-Hilweh, in cui agiscono diverse milizie salafite.

In tutto ciò, la crisi siriana ha avuto, ed ha, una particolare influenza sugli avvenimenti libanesi. Ricordiamo che tutte queste realtà che gravitano nella galassia salafita, sono direttamente coinvolte nell’aggressione militare alla Siria. Sono tanti gli analisti politici e militari che da tempo annunciano un imminente ampliamento del conflitto siriano, nel vicino Libano. Sono diversi i motivi e gli interessi per destabilizzare il Paese dei cedri. Il motivo principale è rappresentato dalla resistenza libanese di Hezbollah, nemico storico di Usa e Israele, oltre che dalla componente dell’estremismo radicale sunnita e salafita di tutto il mondo arabo.

In tanti hanno vecchi conti in sospeso con il Partito di Dio, l’unico movimento di resistenza capace di far incassare umilianti sconfitte militari, prima agli Usa e poi ad Israele. Il progetto dell’internazionale del terrore prevedeva l’occupazione della Siria con relativa cacciata di Assad, in modo da spezzare quel blocco della resistenza che partendo dall’Iran, attraversa L’Iraq, la Siria e finisce nel Libano degli Hezbollah, quindi, alle porte di Israele.

Considerando che questo progetto iniziale sta incontrando grosse difficoltà realizzative, la sconfitta militare dei “ribelli” siriani sostenuti e finanziati da Arabia Saudita, Qatar, Usa e Israele, è ormai sotto gli occhi di tutti, le strategie dell’internazionale del terrore si stanno spostando velocemente verso il vicino Libano, dove da anni lavorano sottotraccia le milizie salafite, anche loro sostenute e finanziate dagli stessi Paesi. Ritorniamo alle violenze che in queste ora stanno insanguinando il Libano. Attualmente la situazione a Sidone è drammatica, scontri a fuoco si registrano in varie parti della città.

Il bilancio dei militari libanesi uccisi è drammatico, venti sono i soldati che hanno perso la vita e oltre un centinaio sono rimasti feriti. L’esercito ha il controllo del quartier generale dello sceicco Ahmad, anche se ancora sono in azione diversi cecchini appostati sui tetti dei palazzi. Non si ha ancora un bilancio certo dei miliziani morti negli scontri, l’unico dato ufficiale è dato dalla presenza tra i salafiti di miliziani palestinesi provenienti dal vicino campo profughi di Ain al-Hilweh, e di miliziani siriani. L’esercito ha riferito che il capo militare delle milizie, Abdul Rahman, è stato ucciso durante i combattimenti. Questa volta sembra esserci da parte dei vertici militari libanesi la precisa volontà di chiudere definitivamente il conto con i miliziani salafiti a Sidone; ci si augura che questa volontà sia sostenuta nei fatti anche da quella parte del governo libanese, che spesso in passato si è resa complice delle azioni violente di questi criminali.

Scontri sono stati registrati anche nel vicino campo palestinese di Ain al-Hilweh, dove reparti dell’esercito sono stati presi di mira dal fuoco dei miliziani di Jund al-Sham, a conferma del coinvolgimento dei miliziani salafiti palestinesi con le milizie di Ahmad. Anche nella roccaforte salafita del nord di Tripoli si sono verificati scontri tra esercito e miliziani, oltre a dei sit-in organizzati in solidarietà con i “fratelli” di Sidone. Mancano solo le dichiarazioni ufficiali per affermare che anche il Libano è un Paese sotto attacco militare. Il fronte è stato aperto, gli schieramenti sono pronti da tempo, le mani insanguinate dell’internazionale del terrore sono pronte a far sprofondare il Libano in una nuova e devastante guerra civile. In Libano il conto alla rovescia è iniziato.

di Giovanni Sorbello

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