Medio Oriente

Libano, una crisi senza fine

La crisi politica in Libano si sta aggravando da quando alcuni partiti hanno insistito per affrontare la questione della presidenza sulla base di interessi privati, lontano dalle esigenze nazionali.

Ad eccezione del duo nazionale Hezbollah e Amal, la maggior parte dei partiti politici ha insistito su vaghe nomine per le elezioni presidenziali previste dal 31 agosto 2023 (60 giorni prima della fine del mandato presidenziale dell’ex presidente Michel Aoun).

Il vice segretario generale di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, ha indicato, in un tweet pubblicato il 29 maggio 2023, che il sostegno al capo del movimento Marada, Sleiman Franjiyeh alla presidenza, si basa su un numero considerevole di voti che ha ottenuto. Alcuni blocchi parlamentari, tra cui le Forze libanesi, Kataeb, Movimento patriottico libero e i cosiddetti deputati indipendenti, hanno deciso di proporre un candidato di fronte a Franjiyeh senza criteri chiari.

Tanto per cominciare, i suddetti blocchi non hanno in comune alcun programma politico unitario che identifichi le loro decisioni future. In altre parole, qualsiasi nomina da loro congiuntamente proposta non si basa su un percorso politico cospicuo. Tutti questi blocchi e legislatori hanno deciso di nominare l’ex ministro delle Finanze, Jihad Azour.

Qualsiasi osservatore politico che possa studiare questo caso politico non potrà mai raggiungere una formula chiara seguita dai blocchi parlamentari che hanno deciso di sostenere Azour.

Azour era il ministro delle Finanze del governo del primo ministro Fuad Siniora accusato da un ampio segmento del popolo libanese di essere responsabile dei problemi socioeconomici che il Paese ha raggiunto.

Jihad Azour nemico del Libano e complice di Israele

L’ex ministro era in carica durante le fasi più critiche durante le quali il Libano ha affrontato la brutale aggressione israeliana del 2006. Nel corso di quel conflitto, il governo libanese manifestò atteggiamenti di totale complicità con l’aggressore israeliano. Inoltre, l’ex ministro è stato membro del gabinetto che ha continuato a riunirsi nonostante le dimissioni di tutti i ministri sciiti (costituzionalmente respinte).

Azour non è quindi né politicamente adeguato perché non rappresenta la personalità in grado di fronteggiare le pressioni estere relative agli armamenti della Resistenza, né economicamente funzionale in quanto appartiene a una coalizione accusata di essere responsabile della crisi economica che attanaglia il Libano.

A questo proposito, lo sceicco Qassem ha anche affermato che alcuni blocchi parlamentari scelgono candidati che servono i loro interessi privati ​​o si adattano agli interessi stranieri in Libano indipendentemente dai loro programmi, aggiungendo che Hezbollah ha nominato Franjiyeh per il suo chiaro programma basato su una lunga esperienza politica. La vita politica in Libano, quindi, è in attesa che vengano lanciate pietre nelle acque tranquille dell’impasse presidenziale.

Secondo molte stime politiche, Azour non otterrà voti in più di quelli ottenuti dal deputato Michel Moawwad nell’ambito di manovre tese a manomettere la stabilità nazionale. Il capo del blocco Lealtà alla Resistenza, Hajj Mohammad Raad, ha sottolineato che le candidature che circolano sono solo manovre che allungheranno la crisi presidenziale.

di Redazione

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