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L’Egitto a rischio guerra civile

di Mauro Indelicato

Situazione sempre più caotica in Egitto; il Paese, così come affermato da molti osservatori internazionali, rischia di scivolare in una guerra civile.

Già ieri al Cairo, si è vissuta una giornata di vera e propria guerriglia urbana, con due fronti contrapposti a contendersi le piazze della città; si parla di “battaglia dei ponti”, con i quali sia i militanti anti–Morsi che quelli dei Fratelli Musulmani, si sono sfidati a suon di molotov per cercare di conquistare i ponti sul Nilo ed accedere a piazza Tahrir.

L’esercito ha usato la mano dura con i seguaci dei Fratelli Musulmani, ma ha negato di aver sparato sulla folla, provocando vittime; in effetti, da fonti ben accreditate della capitale egiziana, sembra che i 36 morti che negli ultimi due giorni si sono contati tra le strade della metropoli, sono stati causati dagli scontri ravvicinati tra le due opposte fazioni.

Proprio la creazione di due fazioni ben distinte e contrapposte, agita chi spera in una soluzione pacifica della crisi nel Paese dei faraoni; di fatto, oramai due blocchi differenti della popolazione egiziana sono l’uno contro l’altro e non sembrano intenzionati a lasciare, ciascuno per la propria parte, spazi a compromessi o trattative, almeno per il momento.

Non preoccupano solo le situazioni del Cairo e delle altre grandi città, come Alessandria e Luxor, dove anche lì si registrano autentiche battaglie; è tutto il Paese che sembra collassare nel caos, anche nella desertica e, fino a questo momento, pacifica penisola del Sinai, cuore tra l’altro dell’industria turistica egiziana.

Qui infatti, sono state attaccate, da parte di alcuni miliziani, diverse caserme della Polizia e dell’esercito, causando 5 vittime tra i soldati; ricordiamo come nella penisola, in passato è sempre stata forte la presenza di cellule fondamentaliste, così come dimostrano le stragi di Taba, Sharm El Sheik e Dahab, nel quale diversi kamikaze seminarono terrore e morte in queste località tra il 2004 ed il 2006.

A farne le spese dello stallo egiziano, anche i palestinesi di Gaza; con l’acuirsi della crisi infatti, l’esercito ha blindato il valico di Rafah, al confine per l’appunto con la striscia di Gaza, per timore che terroristi possano infiltrarsi nel territorio egiziano.

Il valico in questione però, è l’unica valvola di sfogo per i palestinesi di Gaza, visto che gli altri confini sono controllati da Israele, il quale chiude anche lo specchio di mare antistante la città palestinese; da Rafah, transitano ogni giorni migliaia di lavoratori della Striscia, oltre che tante famiglie palestinesi che spesso vanno a fare la spesa nelle città egiziane più vicine e la chiusura del confine rappresenta per molti un vero e proprio incubo.

Dopo la caduta del regime di Mubarak non sembra affatto semplice la via per la pace e la stabilità in Egitto; tutto ciò è decisamente allarmante: in un mondo arabo già dilaniato dalla guerra in Siria e dalle infiltrazioni straniere non solo nel conflitto di Damasco ma anche in altri contesti come quelli libici e tunisini, vedere il Paese arabo punto di riferimento culturale per tanti Paesi arabi in fiamme, è di sicuro un dato molto preoccupante per la stabilità di tutta la regione.

Se a La Mecca gli arabi guardano da un punto di vista religioso, al Cairo invece ci si è sempre rivolti per via dell’importanza culturale dell’Egitto. Da evidenziare le forti pressioni ed ingerenze internazionali – vedi Israele e Stati Uniti -, che da oltre 30 anni segnano pesantemente il destino dell’Egitto e del suo popolo. Tutto ciò basta per capire gli effetti laceranti che potrebbe causare un ulteriore acuirsi degli scontri.

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