Legittima difesa: Bonafede contro liberalizzazione armi
Quello della legittima difesa è un tema da sempre caro a Salvini e alla Lega. La riforma degli articoli 52 e 55 del Codice Penale è una battaglia che è appena iniziata in Parlamento e già si preannuncia aspra.
Dal M5S arrivano segnali di cautela estrema. Da un lato il premier Conte che dichiara espressamente come il suo governo sia ben lungi dall’incoraggiare all’uso delle armi e dall’altro il ministro della Giustizia Bonafede che si oppone a qualsiasi liberalizzazione delle armi.
Il ministro dell’Interno pesta sull’acceleratore, vuole lasciare il su nome impresso a fuoco su una riforma veramente incisiva, quanto prioritaria, secondo i suoi canoni ed il sentire comune del suo elettorato. I suoi partner politici mordono il freno, consci del fatto che l’Italia potrebbe avviarsi ad una stagione da nuovo far west.
In effetti di questo tipo di accuse, come quella di essersi preventivamente accordato con la lobby delle armi, il ministro dell’Interno ha dovuto affrontarle sin da subito ed è stato quasi costretto a dare rassicurazioni, nel senso di un lavoro in piena sintonia con il Governo e con il Guardasigilli ed attacca la stampa di faziosità.
In effetti il tema della legittima difesa sarebbe di competenza del ministero della Giustizia, ma ormai il buon Salvini ci sta abituando ad una sorta di ubiquità istituzionale e tematica, che crea più di un sospetto su quanto gli stia ormai stretto il suo ruolo di “semplice” di ministro in un Governo, spesso costretto al ruolo di sbigottito spettatore delle sue bordate contro tutto e tutti.
La linea della Lega è semplice: se qualcuno si introduce in casa mia armato o comunque contro la mia volontà, qualunque reazione è considerata legittima. Dunque si introdurrebbe la presunzione di legittima difesa, secondo il modello francese, e si attenuerebbe la punibilità per eccesso colposo.
Una riforma che fa leva sulla rabbia di certo elettorato giustizialista e pronto ad armare la propria mano, pronto ad erigersi paladino di giustizia in casa propria, ma che potrebbe avere conseguenze molto serie sul piano sociale, in quanto si darebbe adito alla legittimazione di comportamenti violenti di difficile controllabilità. Ed è proprio questa la riflessione che unisce il fronte pentastellato: una maggiore cautela nell’approccio ad una riforma di notevole impatto sugli equilibri sociali del paese, da valutare attentamente e non sull’onda dell’emotività.
di Massimo Caruso