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Le nuove strategie di Pechino nel “cortile” di Washington

di Salvo Ardizzone

Le comunicazioni marittime hanno da sempre una rilevanza essenziale e il controllo dei principali passaggi obbligati delle rotte costituisce un elemento strategico di enorme importanza. Fu in questa ottica che, nel lontano 1914, gli Usa realizzarono il Canale di Panama, assicurandosi uno snodo a tutt’oggi più che mai vitale per l’economia mondiale, attraverso cui passano circa 14mila navi all’anno. Ma la pretesa dell’imperialismo americano di esercitare un controllo globale, cozza contro quello di chi ha ormai mezzi a sufficienza per mettersi in concorrenza: la Cina.

Pechino è da tempo impegnata su enormi progetti infrastrutturali che assicurino il transito di merci e materie prime dà e per il proprio Paese: gasdotti, oleodotti, strade, ferrovie; lo ha fatto perché era cosciente della propria inferiorità nel controllo dei mari rispetto a Washington. Ora però, col crescere della propria potenza (e con lo scricchiolare dell’impero yankee), vuole realizzare una serie di opere che da un canto tolgano il monopolio di quel controllo agli Usa, dall’altro entrino in aperta concorrenza con esso.

Nell’America Centrale, Pechino sta per intraprendere due opere che, bypassando il Canale di Panama, strapperanno a quella via una gran fetta di traffico e la strategicità di un passo divenuto non più obbligato. Una, a nord di Panama, è “El Gran Canal de Nicaragua”; approvata da Managua nel 2013, è una via d’acqua larga 60 metri e profonda 22, che si snoda per 277 Km attraverso il Paese sfruttando anche il tracciato di fiumi e il bacino di laghi, collegando Pacifico e Caraibi ed accorciando di circa 800 Km la distanza fra New York e la California. La concessione dell’opera, che ha un costo previsto di 30 Mld e verrà realizzata in dieci anni, verrà affidata ad una società cinese per cinquant’anni, rinnovabili per altri cinquanta.

L’altra, a sud di Panama, è “El Canal Seco”, un corridoio a rotaia di 220 Km che, attraverso la Columbia, collegherà gli scali di Apartado nei Caraibi con quello di Buenaventura sul Pacifico. Sistemi logistici avanzati garantiranno la rapidità delle operazioni di sbarco e imbarco delle merci nei porti.

Ma Pechino non si ferma a questo e, nel “cortile di casa” di Washington, moltiplica le iniziative e gli investimenti nella regione per la realizzazione di collegamenti ferroviari intraoceanici attraverso Honduras, Guatemala e Costarica, tesi tutti a svuotare il monopolio e l’importanza di Panama.

È un nuovo imperialismo che si afferma, con la forza della ricchezza accumulata senza scrupolo alcuno ma enorme, e getta la sfida al vecchio ordine traballante di Washington e delle sue lobby.     

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