La Russia di Putin risorge a superpotenza
Dalla “più grande catastrofe geopolitica” del 20° secolo, come Putin definiva il crollo dell’Unione Sovietica, oggi la Russia torna a mostrare i segni del suo status di superpotenza, il suo ruolo significativo negli sviluppi internazionali e regionali, nonché la sua posizione sulla scena mondiale, grazie alla crescita di potere politico, economico e militare. Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica fino alla presidenza di Vladimir Putin, Mosca ha conosciuto un periodo di passività politica, con la perdita di gran parte della sua influenza geopolitica, di prestigio politico, economico e militare globale. Tale perdita di peso rispetto agli Stati Uniti ha reso il Cremlino meno influente sugli sviluppi globali, in particolare nei punti caldi come l’Europa orientale, l’Asia meridionale e l’America Latina.
Ora Mosca ha fatto una rimonta, in cerca di rilancio del suo potere per il gioco di ruolo globale. A tal fine, il presidente russo Vladimir Putin dopo la sua ascesa al potere ha scelto di adottare un approccio pratico per comprendere le potenzialità e le limitazioni interne della Russia, così come i requisiti stranieri per una leadership. Questo approccio, a sua volta, lo ha portato a prestare particolare attenzione alle realtà e alle condizioni globali e regionali.
Non è un caso la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, atterrato nella capitale russa il 9 marzo per rendere chiaro ai leader russi le considerazioni di Israele sulla sicurezza e le preoccupazioni per gli sviluppi del conflitto siriano. Come pure la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e del ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel arrivati in Russia, che hanno reso Mosca la prima destinazione di potere per i negoziati e le decisioni su una serie di importanti questioni regionali. Il leader russo ha messo il Paese di nuovo in pista in una modalità fiorente di aumento di potere politico, economico e militare.
Potenziamento delle capacità geopolitiche
La Russia occupa una superficie di circa un settimo della terraferma del pianeta e domina sull’Artico, possedendone il 20 per cento delle terre ricche di risorse energetiche in concorrenza con i Paesi del Circolo polare, compresi Stati Uniti, Canada, Norvegia e Danimarca. Mosca, inoltre, ha un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che è stato usato per contrastare le lotte occidentali, per fare pressione attraverso le risoluzioni del Consiglio in relazione ad alcuni conflitti come quelli dell’Ucraina e della Siria. Inoltre, la Russia ha enormi riserve di petrolio e di gas, e si pone come un fornitore privilegiato del gas europeo. Anche in questo caso, il presidente Putin sfrutta le limitazioni energetiche europee nella ricerca di un fornitore di energia alternativa, tentando di aumentare il potere contrattuale di Mosca nelle sue interazioni con l’Europa.
Ricostruzione economica
Vladimir Putin ha fatto enormi investimenti in una vasta gamma di settori economici russi durante i suoi mandati sia come primo ministro che come presidente. Il fulcro principale degli investimenti è stato il settore petrolifero e del gas, un segmento dell’economia della nazione che nel corso degli ultimi anni ha ampliato il controllo del governo sul settore e conseguentemente i suoi redditi. Tale approccio ha permesso l’aumento del reddito ed ha abbassato i tassi di disoccupazione e la povertà si è ridotta. Infatti, durante la presidenza di Putin, la Russia ha assistito ad un periodo di boom economico e al tenore di vita migliorato.
Ma le sanzioni occidentali contro Mosca, che hanno colpito la Russia al tallone dell’integrazione della Crimea nel territorio russo, insieme a bassi prezzi del petrolio hanno colpito duramente l’economia russa export-dipendente. Tuttavia, Ksenia Yudaeva, primo vice governatore della banca centrale russa, come parte del commento sul Summit Russia Investment a Londra del prossimo 23 marzo, ha riferito che l’economia russa ha mostrato segni promettenti di ripresa nel primo trimestre del 2017, anche se ci vogliono diversi anni per vedere il pieno recupero dalle influenze dell’inflazione.
Modernizzazione militare
La Russia in questi ultimi anni ha investito enormemente nel settore difesa vivendo un periodo di modernizzazione militare, soprattutto nella sua potenza navale. L’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri) in un rapporto del 2016 sulla spesa militare globale pone la Russia al terzo posto a livello mondiale nella sua spesa militare, con una quota di spese militari dell’8 per cento nel Pil. Sebbene tale importo sembrerebbe che sia otto volte inferiore a quella degli Stati Uniti, Mosca ha dimostrato di essere in grado di mantenere perfettamente il suo equilibrio militare con Washington sulle sue “forze nucleari strategiche”.
La Russia sta lottando per ritrovare il suo ruolo di superpotenza arrivando a regnare in Oriente e in Asia centrale, in Europa orientale e recentemente anche in Asia occidentale. Ha affrontato grandi sfide nel 2016, quali il regime filo-Nato di Kiev, la guerra civile nel Donbass, i tentativi ucraini di bloccare la Crimea, l’ostilità rabbiosa del governo statunitense, la politica di scontro militare contro la Russia della Nato, il fronte europeo unito contro la Russia, le sanzioni occidentali, l’aggressione internazionale contro la Siria, la demonizzazione della Russia in generale e di Vladimir Putin, in particolare.
Se il 2016 è stato un anno molto positivo per la Russia nel suo risorgere a superpotenza riconosciuta, lo è stato soprattutto per il mondo che per gli ultimi 25 anni ha visto una sola superpotenza, gli Stati Uniti d’America, che in un mondo unipolare, come impero americano, hanno goduto lo stato dell’egemonia mondiale, servendo molto bene i suoi interessi.
Nel mondo che sta diventando multipolare la Russia non è “un Paese più piccolo e più debole” rispetto agli Usa, e l’economia russa “non produce nulla che la gente vuole” a parte il petrolio, il gas e le armi, come ha sostenuto Obama nella sua ultima conferenza del 2016, trascurando il fatto che la Russia di Putin, in collaborazione con l’Iran, è riuscita a fare pendere la bilancia a favore del governo di Bashar al-Assad e a crescere in un attore influente in Asia occidentale, spingendo gli Stati Uniti a bordo campo.
di Cristina Amoroso