Kabul, sono cento le vittime dell’attentato
Continua a salire il numero delle vittime del brutale attacco terroristico avvenuto ieri a Kabul, nei pressi di un edificio del ministero degli Interni. L’attentato, rivendicato dai talebani, ha causato la morte di circa cento persone e il ferimento di altre 158.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghasemi ha rilasciato una dichiarazione, un’ora dopo l’attacco, condannando l’atto e estendendo le condoglianze alle famiglie delle vittime, agli afghani e al governo dell’Afghanistan.
Un’ambulanza carica di esplosivo è stata fatta esplodere vicino all’ingresso del ministero nella trafficata Sadarat Square durante l’ora di punta. La zona è sede di diversi uffici governativi, aziende, scuole e l’ospedale Jamhuriat. L’autista è passato attraverso un checkpoint sostenendo di trasportare un paziente in ospedale. Ha fatto detonare gli esplosivi al secondo checkpoint. A seguito dell’esplosione, enormi pennacchi di fumo scuro si sono alzati sopra la città.
La situazione militare e politica in Afghanistan è in continuo deterioramento. Gli attentati terroristici quotidiani condotti dal movimento dei talebani e da altri gruppi radicali, sono rivolti non solo ai governi e alle strutture militari, ma anche ai civili. I talebani controllano già circa il 40 per cento del territorio afghano, soprattutto nelle zone rurali, ma hanno aumentato le operazioni sovversive nelle grandi città, tra cui Kabul. Lo Stato islamico (Isis) sta costruendo la sua forza e l’influenza in Afghanistan e cerca di controllare altri gruppi dell’opposizione armata. In molti casi gli atti di terrorismo sono stati congiunti Talebani/Isis, in una cooperazione tattica e situazionale. La leadership dei talebani teme seriamente che i suoi militanti passino ai ranghi dell’Isis.
Il governo non riesce a far fronte alla crescente corruzione che ostacola gravemente l’attuazione dei programmi economici e sociali. L’esercito afghano e la polizia subiscono notevoli perdite nelle battaglie con l’opposizione armata, dimostrando l’impossibilità di frenare il suo attacco. Le ragioni principali sono l’insufficiente efficienza di combattimento, la scarsa retribuzione militare, la corruzione e la disperazione.
di Redazione