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Italia: dalla Leopolda a San Giovanni, lo scontro tra vecchie e nuove establishment sulla pelle del popolo

di Salvo Ardizzone

Le oligarchie, i centri di potere piccoli e grandi, il reticolo di relazioni che li unisce, saldandosi in una rete che paralizza il Sistema Italia, hanno radici antiche, ma tutti sono nati e si sono sviluppati in due ambiti politici e culturali: quelli dell’antica Dc e del Pci.

Non staremo qui a farne la storia e di come nei fatti si spartirono il Paese; erano i due attori egemoni di una scena politica che si dividevano in una convivenza un pò forzata ma molto funzionale. Col tempo, disgregatisi quei contenitori, si persero molti, moltissimi dei consensi che raccoglievano un po’ per forza, un po’ per convinzione e molto per convenienza, ma l’establishment che faceva loro capo e riferimento finì per confluire nel partito che di quelli era il naturale erede, il Pd.

Col diminuire della forza di politici sempre più sbiaditi e inconcludenti, il potere di quelle oligarchie crebbe a dismisura finendo per condizionare la macchina dello Stato a prescindere dalla guida politica (che non c’era). Certo, elettoralmente contano sempre meno, anzi, ormai quasi nulla come più volte dimostrato, ma detengono un capacità enorme di indirizzare il Sistema in funzione dei propri interessi, e quanto meno d’interdire a chiunque la possibilità d’interferire con essi. D’altronde, per loro, che tutto resti immobile, che nulla cambi è il meglio, rimarranno coi loro privilegi, e se tutto il resto affonda poco importa: troveranno il modo di rimanere a galla. 

Renzi, come ha appena dichiarato con un candore spudorato, intuì la loro intrinseca debolezza, cioè il fatto d’essere generali senza truppa, e pensò, usando le sue stesse parole, “che il Sistema poteva essere scalato”; in parole povere che potevano essere sbattuti fuori dai centri di potere in cui ingrassavano alle spalle del resto del Paese.

Intendiamoci subito: non abbiamo mai avuto alcuna simpatia per Renzi, e sappiamo anche troppo bene che ha dichiarato guerra alle vecchie oligarchie solo per scalzarle e sostituirle con proprie creature su cui innalzare il suo ego smisurato. Tuttavia, al momento ci sono due fatti: da un canto il Premier, un po’ per la pochezza dei suoi avversari, un po’ per una sagacia da magliaro, è riuscito a ridurre ai minimi termini l’agibilità politica dei referenti dell’establishment mettendoli con le spalle al muro; dall’altro, quand’anche espugnasse l’ultima cittadella che difende i privilegi d’una casta d’oligarchi, non saprebbe come sostituirli.

Per questo lancia una manifestazione come la Leopolda; convention di “fighetti” che esaltano il proprio narcisismo (e la propria voglia di poltrone) attorno a 104 tavoli dove si discute del nulla con l’autocompiacimento di sentirsi “cool”, alla moda, più che mai sulla cresta dell’onda. Certo che simili sostituti farebbero presto rimpiangere i precedenti; per fortuna passerà ancora tempo prima che nuovi sistemi di potere arrivino a consolidarsi come quelli di prima.

Nel frattempo, chi vede franare la propria comoda posizione e minacciati privilegi e rendite di potere ormai ritenuti sacrosanti, coglie cinicamente ogni occasione per resistere: è questa la genesi della manifestazione di S. Giovanni.

Intendiamoci ancora più chiaramente: le centinaia di migliaia di italiani che hanno invaso le strade di Roma erano là per gridare il loro disagio, la difficoltà d’arrivare a fine mese, la precarietà di un’esistenza che impedisce qualsiasi progetto di vita; erano là a gridare perché nessuno li ascolta e quella era un’occasione imperdibile per far udire la loro voce. È a loro che va tutta la nostra solidarietà e comprensione.

A loro. Non certo a quei sindacati, Cgil in testa, che sono stati e sono ancora parti integranti (e potenti) di quell’establishment, di quelle oligarchie che hanno bloccato e dissanguato il Paese. Non certo a tutti quei politici e uomini d’apparato, che dietro parole false come Giuda hanno pensato di usare quella rabbia contro chi li minaccia; la loro è solo la spudorata battaglia di potere di chi vede in pericolo i propri privilegi.

Laggiù, a San Giovanni e per le strade di Roma, un popolo mostrava la propria rabbia, ma laggiù erano pure riuniti gli ultimi custodi politici delle vecchie oligarchie, dei vecchi privilegi, che nulla hanno a che fare con quel Popolo, ma molto con le loro sofferenze.

Sembra questo il destino del Sistema Italia: esser preso in mezzo fra i “fighetti” rampanti della Leopolda e il vecchio establishment terrorizzato di perdere potere e privilegi di Piazza San Giovanni. Questo Paese meriterebbe di più.   

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