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Italia: arriva il Def, l’ultima bufala per gli italiani

di Salvo Ardizzone

Venerdì Renzi ha varato il tanto strombazzato Def, il documento programmatico che fissa le linee economiche del Governo per i prossimi tre anni. Malgrado le tante aspettative suscitate dai consueti annunci a effetto del Premier, lì dentro non si trova nulla, ma proprio nulla, che somigli a scelte strategiche che tolgano l’Italia dalle secche in cui continua a rimanere incagliata.

L’unica novità tirata fuori dal cilindro, è l’annuncio dell’esistenza di un “tesoretto”, che poi “tesoretto” non è affatto, di 1,5/1,6 Mld. Non si tratta di risparmi né di tagli, semplicemente potremo indebitarci dello 01% in più grazie alla congiuntura internazionale positiva, dovuta al crollo del prezzo del petrolio e al quantitative easing di Draghi, che ha ridotto al minimo il costo del nostro enorme debito pubblico.

Appena dato l’annuncio, in Consiglio dei Ministri s’è scatenata la lotta sul dove dirottare quei soldi, tanto che Renzi ha dovuto interrompere la seduta per riprenderla in serata, quando alla fine s’è deciso di non decidere, rinviando alle prossime settimane la decisione.

Il Def, che dice tutto e niente nel consueto stile renziano, adesso volerà a Bruxelles per essere esaminato, e già immaginiamo i commenti di chi di suo è assai poco benevolo verso un’Italia che, al di là di parole (tante e a sproposito), non riesce a concludere mai nulla, se non, messa alle strette, affastellare tasse su tasse che colpiscono sempre gli stessi a differenza di tanti altri solo sfiorati.

Il fatto è che, nella più assoluta passività, si sta sprecando l’irripetibile occasione data dal crollo contemporaneo delle tradizionali zavorre che ci portiamo dietro: i costi della bolletta petrolifera e del debito pubblico.

È tutto il Paese che continua a rimaner bloccato, e a ogni annuncio trionfale del Premier arrivano le statistiche a smentirlo. Da ultima è stata l’Inps a smontare gli stucchevoli evviva sull’occupazione: la valanga di nuovi contratti a tempo indeterminato sono semplicemente trasformazioni di rapporti già esistenti a tempo determinato fatte per lucrare gli sgravi generosi, tanto, con il Jobs Act, le aziende potranno tranquillamente licenziare cessata la convenienza.

In un simile quadro, che vede l’Italia dominata da una miriade di centri di potere piccoli e grandi che continuano impunemente a dissanguarla mentre affonda, c’è da ridere amaro a vedere che tutto il dibattito ruoti sul come spendere un miliardo e mezzo.

Ma una ragione c’è: con le regionali fra un paio di mesi, pensate che Renzi possa rinunciare a una mossa a effetto come quella degli 80 euro? State tranquilli: col “tesoretto” sta già confezionando il suo prossimo spot elettorale da dare in pasto a quest’Italia irredimibile.

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