Focus

Istruzione sotto attacco per un’infanzia negata

di Cristina Amoroso

Non ci sono foto delle 8.850 scuole distrutte dalla violenza dei conflitti che possano far piangere il mondo. Ma in Medio Oriente e in Nord Africa sono milioni di bambini cui è stata negata l’infanzia, e a molti la vita stessa.

Sono oltre 13 milioni i bambini che nel Medio Oriente vengono privati dell’educazione, a causa dei conflitti che agitano la regione. Lo ha reso noto l’Unicef in un rapporto sottolineando che “le speranze di un’intera generazione vengono schiacciate”.

“Ma non si tratta solo dei danni materiali inferti alle strutture” ha sottolineato Peter Salama, direttore regionale di Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, “quanto della disperazione di un’intera generazione di bambini in età scolare che vedono le loro speranze disattese e il loro futuro cancellato”. Solo lo scorso anno, l’Unicef ha documentato 214 attacchi a scuole in Siria, Iraq, Libia, Territori palestinesi, Sudan e Yemen.

La Siria sta pagando un prezzo altissimo per l’istruzione mancata, dopo quattro anni e mezzo di conflitto: una scuola su quattro è stata chiusa, costringendo più di due milioni di bambini ad abbandonare la scuola, oltre agli insegnanti finiti come rifugiati in altri Paesi. Per molti bambini rifugiati siriani l’educazione è un lusso: la maggior parte dei bambini in età scolare non ricevono alcuna forma di istruzione e solo 340 mila sono coinvolti in programmi di educazione informale. In alcune aree, come in Libano, il 78% dei bambini siriani rifugiati sono fuori dalla scuola.

Se “la scuola in Siria non è più sicura” riferisce il rapporto, uno dei peggiori attacchi diretti ad una scuola è stato sferrato nello Yemen, dove 13 adulti del personale e quattro bambini sono stati uccisi, nella città occidentale di Amran Were. Inoltre “l’uccisione, il rapimento e l’arresto arbitrario di studenti, insegnanti e personale educativo sono diventati comuni” nella regione, dice il rapporto. Centinaia di scuole ed università yemenite sono state chiuse da marzo, quando è iniziata l’aggressione militare della coalizione saudita contro i combattenti sciiti Houthi avevano cacciato l’ex presidente Hadi, fantoccio nelle mani di sauditi e americani.

Nella Striscia di Gaza, che lo scorso anno ha subito una micidiale offensiva militare israeliana di 51 giorni, l’addetto delle Nazioni Unite ha riferito che sono state danneggiate 281 scuole, e otto “completamente distrutte” dagli attacchi israeliani.

Secondo il rapporto Unicef, in Iraq, dove le forze governative stanno combattendo l’Isis, la violenza del conflitto ha avuto un forte impatto sulla scolarizzazione di almeno 950 mila bambini, mentre 1200 scuole sono state trasformate in rifugi per gli sfollati.

Dopo il rovesciamento di Muammar Gheddafi anche in Libia la situazione dell’apprendimento è negativa, con oltre la metà dei bambini che non possono frequentare le lezioni. A Bengasi l’Onu riferisce che solo 65 delle 239 scuole sono ancora funzionanti.

Sfruttati o sfollati. Sarà migliore il loro futuro in Europa, dove le anime pie talvolta nascondono, dietro il sorriso amichevole, i denti acuminati di una volpe?

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