Israele ruba gli organi dei bambini palestinesi
Nel 2015, l’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, denunciò alle Nazioni Unite il traffico di organi di bambini palestinesi da parte del regime di Israele.
Nella lettera che inviò al presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’ambasciatore Riyad Mansour dichiarò che “un esame medico condotto sui corpi dei palestinesi restituiti dopo essere stati uccisi dall’esercito israeliano, evidenziò che essi mancavano di organi”, difatti, “confermando ulteriormente i report passati sulla sottrazioni di organi da parte del regime israeliano”.
Comunità internazionale copre crimini di Israele
Anche se la comunità internazionale tende a insabbiare il commercio di organi che il governo israeliano fa con i corpi dei palestinesi uccisi durante gli scontri nei Territori occupati, sono tanti i report che hanno messo a luce questi casi. Il primo ad occuparsene fu il quotidiano svedese Aftonbladet nel 2009. Anni dopo, anche il New York Times dichiarò che “dal 2000 gli israeliani rivestono un ruolo sproporzionato nel traffico di organi umani” aggiungendo: “I trafficanti di organi in Israele hanno guadagnato grandi quantità di denaro”.
Nel 2018, a riparlarne è stato Robrecht Vanderbeeken, segretario culturale del sindacato belga Acod e un ricercatore di filosofia della scienze, attraverso il sito belga De Wereld Morgen: “La popolazione della Striscia di Gaza è costretta a morire di fame e i bambini vengono rapiti e uccisi per vendere i loro organi”. Questa frase è costata al sito belga un reclamo dal Centro Interfederale delle Pari Opportunità, cosa che non è servita per far rimangiare le parole del “De Wereld Morgen”, che ha riconfermato tutto ciò che è stato scritto.
I corpi delle vittime palestinesi, soprattutto bambini, sono spesso trattenuti in custodia israeliana per un lungo periodo di tempo prima di essere restituiti ai parenti. Questo mette ancora di più un velo di mistero su ciò che succede a quei corpi già martoriati. Per questo orrendo crimine nessun Paese occidentale si straccia le vesti.
di Irene Pastecchi