Israele rafforza la presa sulla Siria
Israele sta rafforzando la sua presenza militare nelle regioni della Siria recentemente occupate, suscitando preoccupazione per l’aumento delle tensioni nella regione.
I giornalisti presenti sul campo hanno riferito che le Forze di occupazione israeliane stanno costruendo strade per collegare 13 nuove postazioni militari nella provincia di Damasco e nelle province sud-occidentali di Quneitra e Daraa. I resoconti mostrano che il regime di occupazione sta installando barriere di cemento e telecamere di sorveglianza.
Controllo sulle risorse idriche
Oltre a queste misure, ha preso il controllo di sei importanti bacini idrici nella Siria meridionale. Il più recente è la diga di al-Mantara, situata nella zona rurale di Quneitra, che ha ulteriormente consolidato il suo predominio nella regione. La diga è una fonte d’acqua vitale per i siriani che vivono a Quneitra e nelle province limitrofe. Inoltre, il regime di occupazione ha costruito grandi barriere di terra per impedire ai residenti di accedere all’area circostante la diga.
Gli analisti affermano che questa misura rappresenta una seria minaccia alla sicurezza idrica della Siria meridionale e di diversi quartieri della capitale Damasco, interrompendo potenzialmente l’accesso a risorse vitali.
Per la prima volta le forze di occupazione hanno condotto pattugliamenti sulle colline del monte Hermon in Siria. Queste colline sono state occupate di recente e si dice che i pattugliamenti siano in corso in una zona situata di fronte alla città di Nabatiyeh in Libano.
Le fonti hanno anche confermato che l’esercito israeliano ha inviato rinforzi all’ex caserma di al-Jazeera dell’esercito siriano nel villaggio di Ma’ariya, situato nella provincia di Daraa, vicino al confine con la Giordania. Inoltre, le forze di occupazione israeliane hanno costruito alte barriere di cemento attorno all’area e riasfaltato tutte le strade che portano alla caserma, rendendo così il sito ancora più sicuro.
“Ribelli” al servizio di Israele
Il regime di occupazione ha sfruttato i recenti cambiamenti politici in Siria, in particolare l’ascesa al potere dei “ribelli” filo-occidentali e il rovesciamento del governo del presidente Bashar al-Assad. Ciò ha provocato un aumento significativo dell’aggressione israeliana contro la Siria.
Di conseguenza, Tel Aviv ha distrutto quasi tutte le capacità militari, le infrastrutture chiave e i centri di ricerca del Paese. Allo stesso tempo, il regime israeliano ha esteso il suo controllo territoriale, occupando circa 600 chilometri quadrati nella Siria meridionale.
I funzionari al servizio dei nuovi governanti siriani hanno ripetutamente dichiarato che non opporranno alcuna resistenza né risponderanno in alcun modo all’aggressione israeliana e alla violazione della sovranità siriana.
La scorsa settimana, il nuovo governatore di Damasco ha dichiarato che la nuova amministrazione siriana non vuole “intromettersi in nulla che possa minacciare la sicurezza di Israele”, invitando gli Stati Uniti a mediare per migliorare i rapporti.
di Redazione