Israele priva i palestinesi di acqua pulita
“Israele sta privando milioni di palestinesi dell’accesso a una fornitura regolare di acqua pulita mentre saccheggia la loro terra di minerali”, ha dichiarato ieri un investigatore per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Michael Lynk, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi, ha affermato che Israele “continua a pieno ritmo con l’espansione degli insediamenti” in Cisgiordania, azione che le Nazioni Unite e molti Paesi ritengono illegale. Ci sono circa 20-25mila nuovi coloni all’anno, ha aggiunto il funzionario, rivolgendosi al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
L’alleato principale di Israele, gli Stati Uniti, ha lasciato lo scorso anno il forum composto da 47 membri, accusandolo di avere una linea anti-israeliana. “A Gaza, il crollo della falda costiera, l’unica fonte naturale di acqua potabile nella Striscia e ormai quasi del tutto inadatta al consumo umano, sta contribuendo a una significativa crisi sanitaria tra i due milioni di palestinesi che vivono lì”, ha dichiarato Lynk alla Reuters.
Nonostante il ritiro dei coloni e delle truppe israeliane da Gaza nel 2005, il regime ha mantenuto un “sigillo ermetico di blocco aereo, marittimo e terrestre” attorno all’enclave costiera.
Un piano di 567 milioni di dollari sponsorizzato a livello internazionale è stato concordato per affrontare la grave carenza di acqua pulita di Gaza costruendo impianti di dissalazione, ma gli analisti affermano che la sua realizzazione è lontana anni.
Per quasi cinque milioni di palestinesi che vivono sotto occupazione, il degrado del loro approvvigionamento idrico, lo sfruttamento delle loro risorse naturali e il defacing del loro ambiente sono sintomatici della mancanza di qualsiasi controllo significativo che hanno sulla loro vita quotidiana. In Cisgiordania, le compagnie di estrazione israeliane estraggono circa 17 milioni di tonnellate di pietra ogni anno, “nonostante severe proibizioni nel diritto internazionale contro una potenza militare che sfrutta economicamente un territorio occupato.
Il Mar Morto e le sue abbondanti risorse naturali, parte del quale si trovano all’interno del territorio palestinese occupato, è off-limits per qualsiasi sviluppo palestinese, mentre alle compagnie israeliane è permesso raccogliere i minerali in un evidente atto di saccheggio.
di Giovanni Sorbello