Irlanda è il nuovo nemico di Israele
Israele, sempre alla ricerca di nuovi nemici, ne ha trovato uno recentemente punendolo con la chiusura dell’ambasciata nella sua capitale. Parliamo dell’Irlanda e della sua capitale, Dublino.
Le colpe dell’Irlanda
Di quale reato si è macchiata l’isola di smeraldo e il suo governo guidato da Simon Harris? Israele ha annunciato la chiusura della sua ambasciata a Dublino, affermando che il governo irlandese “ha messo in atto delle politiche anti-israeliane”. La colpa principale dell’Irlanda sarebbe quella di aver riconosciuto lo Stato palestinese e stipulato un mandato d’arresto per crimini di guerra contro Benjamin Netanyahu che, a differenza di altre nazioni dove sarebbe stato il benvenuto, in Irlanda, per parola del premier Harris, il primo ministro israeliano verrebbe arrestato se mettesse lì piede.
Altra accusa contro l’Irlanda è quella di aver dato sostegno alla Corte Internazionale che ha accusato lo stato sionista di stare attuando un “genocidio” nella Striscia di Gaza. “È stato un atto deprecabile”, ha affermato il Taoiseach (premier irlandese) sulla scelta israeliana di chiudere l’ambasciata ed ha poi aggiunto: “Siamo convinti della nostra scelta e confermiamo che il governo non cambierà opinione su come viene combattuta la guerra a Gaza e respingo con fermezza le accuse che la nostra nazione sia anti-israeliana. Il nostro Paese sostiene la pace, i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale.”
Per Israele, abituato ad avere nazioni accondiscendenti su tutto quello che fa, ricevere un affronto del genere è qualcosa di impensabile per le categorie di pensiero sioniste. Infatti, il Ministro degli Esteri Gideion Assar ha pensato bene di innalzare la tensione affermando che: “Dublino demonizza lo Stato ebraico”. Solita tattica già vista in altre occasioni come accadde nel maggio 2024, quando Israele richiamò in patria la sua ambasciatrice Dana Erlich il giorno dopo che l’Irlanda riconobbe lo Stato Palestinese insieme Spagna, Norvegia e Slovenia.
Paralleli storici
Non deve meravigliare la presa di posizione di Dublino; la storia irlandese è una storia di lotte, anche fratricide come racconta Ken Loach nel suo bellissimo film “Quando il vento accarezza l’erba”.
L’Irlanda porta ancora addosso le ferite delle guerre contro Londra per ottenere la sua indipendenza. Sui muri delle città nord irlandesi vengono disegnate bandiere palestinesi e kefiah, simboli che sventolano soprattutto a Belfast e Derry, città dove il governo inglese ha fatto scorrere il sangue dei cittadini cattolici. Anche oggi, in Irlanda del Nord, si può notare come la cicatrice della divisione sia ancora viva quando nei quartieri lealisti, quindi britannici, vengono innalzate le bandiere israeliane, mentre in quelli indipendentisti si vedono garrire le bandiere dello Stato palestinese. Ricordiamo che dall’ottobre del 2023, nei quartieri cattolici si scende in piazza ogni settimana per manifestare contro il genocidio israeliano a Gaza.
di Sebastiano Lo Monaco