Migliaia di rifugiati sull’isola di Lesbo (Grecia) stanno dormendo all’aperto dopo che un incendio ha raso al suolo il più grande campo del Paese. Le famiglie dormono ai bordi delle strade e nei parcheggi dei supermercati in tutta l’isola, che è stata in prima linea nella crisi dei migranti europei nel 2015-2016. Il campo ospitava circa 13mila persone.
L’inferno di martedì sera a Moria ha ridotto il campo – noto per le sue pessime condizioni di vita – a una massa di acciaio ardente e teloni da tenda sciolti. Un secondo incendio è scoppiato mercoledì notte, distruggendo quel poco che era rimasto.
Famiglie disperate, molte con bambini piccoli, hanno trascorso il mercoledì sera all’aperto, alcune senza tende o letti di base. Alcuni dei senzatetto si sono recati nei villaggi più vicini per l’acqua e altri rifornimenti.
Sono stati inviati rinforzi della polizia per impedire a rifugiati e migranti di raggiungere la città principale dell’isola di Mytilene, confinandoli nei campi e ai bordi delle strade. I funzionari greci hanno dichiarato un’emergenza di quattro mesi sull’isola di Lesbo e hanno schierato la polizia antisommossa.
Le autorità erano già ai ferri corti con la gente del posto sui piani per sostituire Moria con un centro di accoglienza chiuso. I residenti di Lesbo temono che migliaia di richiedenti asilo possano rimanere in maniera permanentemente sull’Isola.
Il governo ha riferito che dare rifugio a rifugiati e migranti sulle barche non è una soluzione sicura, perché si dà un messaggio sbagliato ai migranti che vorrebbero lasciare Lesbo.
Nell’isola di Lesbo anche il dramma Covid-19
L’incendio è stato un nuovo dramma per i rifugiati che vivono a Moria. Infatti, il campo era già soggetto a restrizioni di quarantena a causa di un’epidemia di Covid-19.
Le autorità stanno indagando se gli incendi di martedì notte siano stati appiccati deliberatamente dopo che i test Covid-19 hanno portato all’isolamento di 35 rifugiati.
di Yahya Sorbello
