Isil: ieri alleati e oggi nemici, ma continuano ad obbedire agli ordini di Washington
I miliziani del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) hanno rapito donne Yazide in Siria e le hanno rivendute in Iraq, costringendole a convertirsi all’Islam (alla loro “versione” dell’Islam, che nulla ha a che vedere con la religione) e obbligandole a matrimoni forzati con i terroristi. Secondo alcune Ong, sono 27 le donne che hanno subito questa sorte e sono state vendute ai miliziani per mille dollari ciascuna; ma altre fonti parlano di almeno 300 donne Yazide rapite in zone della Siria sotto il controllo dei cosiddetti “ribelli” e poi condotte forzatamente in Iraq e sottoposte a ogni sorta di violenza.
Heiner Bielefeldt, responsabile delle Nazioni Unite per la libertà religiosa, ha più volte denunciato l’efferatezza e la barbarie dei terroristi dell’Isis, soprattutto contro le fasce più deboli della popolazione: “Abbiamo notizie di continui rapimenti di centinaia di donne e bambini che vengono sfruttati sessualmente e rivenduti ai miliziani dell’Isil” ha dichiarato recentemente. I terroristi dell’Isil, tra le cui fila trovano posto molti stranieri, soprattutto occidentali, al momento controllano alcune zone della Siria orientale e le regioni settentrionale e occidentale dell’Iraq e continuano la loro avanzata seminando terrore e morte tra i civili inermi, che spesso vengono uccisi in esecuzioni di massa.
La violenza dell’Isis si abbatte indiscriminatamente su tutti i gruppi: sciiti, sunniti, curdi, cristiani, yazidi curdi e questo, come ha dichiarato Bielefeldt: “E’ molto preoccupante e ci deve far riflettere perché non stiamo parlando di sunniti contro sciiti, ma di atrocità commesse contro la proprio gente”. Anche Navi Pillay, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, ha accusato l’Isis di condurre una “pulizia etnica e religiosa dell’Iraq” e ha definito i jihadisti responsabili di crimini contro l’umanità perché ogni giorno compiono “gravi e orribili violazioni dei diritti umani”.
Il 18 agosto, l’agenzia di stampa curda Rudaw ha riportato la notizia di una telefonata segreta effettuata da una giovane donna prigioniera dei miliziani dell’Isil in una località nei pressi della contea di Baaji, nella provincia di Mosul. La ragazza ha riferito di essere stata catturata a Gir Azair; “I miliziani dell’Isil sono apparsi all’improvviso, fuggire è stato impossibile. Hanno iniziato ad arrestare tutti: uomini, donne e bambini. Più tardi ci hanno portato a Shingal, dove hanno separato gli uomini dalle donne”. La ragazza ha riferito al network curdo di trovarsi insieme a più di 200 prigioniere, poi la telefonata si è bruscamente interrotta. La maggior parte delle prigioniere, ridotte poi a schiave del sesso, arriva dai distretti di Gir Azair e Siba Sheikh Khidri, che sono finiti sotto l’attacco dell’Isil a inizio agosto.
Un’ultima riflessione è utile per capire chi siano questi jihadisti che oggi devastano l’Iraq. Thierry Meyssan scrive a questo proposito: “Sul campo non vi è alcuna differenza tra Esercito siriano libero, Fronte Al-Nusra, Emirato Islamico, ecc… Tutte queste organizzazioni sono composte dagli stessi individui che cambiano continuamente bandiera. Quando sostengono l’Esercito siriano libero, alzano la bandiera della colonizzazione francese e parlano solo di rovesciare il «cane Bashar». Quando dichiarano di appartenere al Fronte Al-Nusra, issano la bandiera di Al-Qa’ida e proclamano la diffusione dell’Islam nel mondo. Infine, quando si presentano come Emirato Islamico, sventolano la bandiera del Califfato e annunciano che ripuliranno la regione da tutti gli infedeli. Ma qualunque sia l’etichetta, perpetrano le medesime atrocità: stupri, torture, decapitazioni, crocifissioni”. E ancora: “Tutti hanno potuto notare la contraddizione di quelli che recentemente definivano l’Emirato Islamico «paladino della libertà» in Siria mentre oggi si indignano per i suoi abusi in Iraq. Ma se questo discorso è di per sé incoerente, ha invece perfettamente senso sul piano strategico: i medesimi individui dovevano essere presentati ieri come alleati e oggi come nemici, anche se continuano sempre ad obbedire agli ordini di Washington”.