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Iraq: la travolgente avanzata delle milizie sciite contro l’Isis

Iraq – Come si sa, il 2 marzo scorso è partita una massiccia offensiva contro le posizioni dell’Isil sul fronte di Tikrit, 140 Km a nord di Baghdad; i circa 27mila uomini concentrati appartengono al ricostituito Esercito iracheno, ma hanno un nocciolo duro costituito dalle milizie di volontari sciiti, accanto a cui operano elementi delle tribù sunnite locali stanche dei Daesh. Al momento, pare che il Close Air Support (Supporto Aereo Ravvicinato) sia assicurato da mezzi iracheni, con quelli della possente coalizione di Inherent Resolve molto in secondo piano.

L’attacco alla bande di terroristi procede su tre direttrici: verso Tikrit, verso Ad-Dawr a sud e verso Al-Alam a nord, al fine di imbottigliare le colonne dell’Isil.

Secondo l’Onu, circa 28mila civili sono fuggiti dai combattimenti che hanno investito la città e, da fonti del ministero della Difesa, si apprende che sono stati allestiti due grandi campi profughi nei pressi di Samarra, 50 Km più a sud, e nel distretto di Sharki, nei pressi.

L’offensiva ha già liberato numerosi distretti giungendo fino ai sobborghi della città; fonti militari irachene, riprese da Reuters, riferiscono che i terroristi, in crisi, hanno dato fuoco ai numerosi pozzi di petrolio attorno a Tikrit, per difendersi dagli attacchi aerei e creare una cortina di fumo che nasconda il loro ripiegamento.

Secondo fonti militari, completata con successo questa prima fase, le forze militari irachene e le milizie sciite si stanno posizionando per prendere in mezzo la città e la zona intorno con un movimento a tenaglia, che dovrebbe portare alla liberazione dell’intera provincia di Salahuddin.

La vasta operazione in corso, secondo diverse voci coordinata dallo stesso generale Qassem Soleimani, Comandante delle Forze Quds delle Guardie della Rivoluzione, è il primo atto della serie di offensive primaverili che hanno per obiettivo la liberazione di Mosul e lo sradicamento di Daesh dall’Iraq.

Ultima notazione: il generale James Terry, a capo di Inherent Resolve, aveva preconizzato un periodo minimo di tre anni per riorganizzare l’Esercito iracheno e i Peshmerga curdi, e poter così dare inizio alla controffensiva contro l’Isil. A fronte di quanto sta avvenendo sul campo, quelle parole ci danno l’ennesima conferma che per gli Usa l’Isil era ed è la scusa per rimettere piede in Iraq e con la sua minaccia ricattare i Governi dell’area; un “avversario” da colpire quel tanto che basta a riportarlo ad obbedire in pieno agli ordini di chi lo ha creato, ma assolutamente non da abbattere perché ancora troppo utile.

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