Iraq, oltre 250mila civili sfollati tornano a Mosul
Oltre 250mila civili sfollati sono ritornati a Mosul dopo che le forze governative, sostenute dai combattenti delle Forze di mobilitazione popolare, hanno liberato la città settentrionale dai terroristi Daesh il mese scorso.
“Il numero di civili sfollati che sono tornati a casa a Mosul ha raggiunto 253mila”, ha dichiarato il ministro iracheno della Migrazione Jassem al-Jaff, affermando che il ministero sta lavorando per facilitare il processo di ritorno dei civili sfollati nelle loro città in tutta l’Iraq. Sono 839.118 persone (139.853 famiglie) che, secondo l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione (Iom) risultano ancora sfollate dopo i pesanti combattimenti per liberare la città settentrionale di Mosul.
Il governo iracheno ha dichiarato la vittoria sui mercenari dello Stato islamico a Mosul il 10 luglio, affermando che ci sono voluti più di otto mesi di battaglie per riconquistare la città che i terroristi hanno occupato come capitale del loro “califfato” dal 2014. Il lato orientale della città era stato liberato alla fine di gennaio. Dopo la dichiarazione di vittoria, le forze irachene sono state impegnate a pattugliare le aree conquistate, contrastando gli attacchi occasionali del gruppo, arrestando cellule Isis e scoprendo molti nascondigli tra i rifugiati civili.
Il difficile capitolo della ricostruzione e del ritorno di migliaia di profughi in una città distrutta
Con la dichiarazione della vittoria data dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi lo scorso 10 luglio, si chiude un ciclo di di guerra che per intensità e devastazione di monumenti e vittime civili si può paragonare alla seconda guerra mondiale. Ora Mosul somiglia più a Varsavia, Dresda, Stalingrado o alla Berlino dell’ultima guerra che ad una città vera e propria. Impressionanti i dati sulle distruzioni degli attacchi intenzionali da parte dei terroristi dello Stato Islamico contro l’arte islamica, cristiana e pre-islamica.
Se la parte orientale di Mosul è per metà distrutta, la devastazione della metà occidentale si aggira sul 99 per cento. Secondo Asien Hamza, responsabile del comitato per la ricostruzione del governatore della provincia di Ninive, tre quarti delle strade di Mosul, quasi tutti i suoi ponti e il 65% della sua rete elettrica, sono stati distrutti. Gran parte dell’infrastruttura dell’acqua della città è stata danneggiata dai terroristi. La città ospitava 1,8 milioni di abitanti, di cui oltre 875mila sfollati. Molti non possono tornare a casa perché le loro case o mezzi di sopravvivenza sono andati perduti.
La ricostruzione di Mosul rappresenta una sfida senza precedenti. Dal punto di vista economico, le Nazioni Unite stimano una cifra di un miliardo di dollari solo per riabilitare il centro storico, mentre almeno 100 miliardi sono necessari per tentare di riportare l’intera città allo splendore del passato in oltre 10 anni di lavori. Certamente ricostruire Mosul, la seconda città irachena, richiederà diversi anni e molti miliardi di dollari e partner internazionali.
Se le lezioni del passato forniscono qualche indicazione, la ricostruzione sarà ostacolata da problemi economici, corruzione, cattiva gestione, scelte scadenti fatte da partner stranieri, problemi di sicurezza e la semplice estensione della distruzione stessa. Più a lungo la ricostruzione sarà ritardata, più sarà duro e costoso. Ciò avrà un impatto serio sul destino di milioni di persone, sull’economia irachena e la sua futura stabilità.
di Cristina Amoroso