Iran e Arabia Saudita, due Stati a confronto tra democrazia e modernità
Iran – Sarebbe più equo il confronto tra i due Stati se lo trasferissimo indietro nel tempo di una quarantina d’anni, quando anche l’Iran era governato da una sfarzosa monarchia autocratica, sotto l’oscuro mantello degli Anglo-americani, tra feste di lusso, tirannia e diplomazia. Allora la monarchia di Reza Pahlavi governava la Persia. Ma dal 16 gennaio del 1979 la Rivoluzione iraniana ha inaugurato il Governo islamico guidato dall’Imam Khomeini, liberando il Paese dal cappio americano.
Oggi i due Stati Islamici si fronteggiano nel Golfo Persico in un confronto nel quale dinamiche geopolitoche, questioni economiche legate ai mercati delle materie prime, e istanze religiose connesse alle difficili relazioni tra la Repubblica islamica sciita e il Regno wahabita si sommano e su cui l’impero americano fa il suo gioco a suon di miliardi per raggiungere gli interessi del capitalismo imperialista.
Mentre Donald Trump da Riyad lancia il suo duro attacco all’Iran presentato da Usa e Arabia Saudita come il principale sponsor del terrorismo globale, la fonte dell’instabilità del Medio Oriente, creando confusione tra la gente comune in Occidente che confonde i due Stati Islamici, attribuendo ad entrambi pericolosità e causa di terrorismo. Necessarie quindi alcune precisazioni.
10 motivi per cui l’Iran è più democratico e moderno rispetto all’Arabia Saudita:
- L’Arabia Saudita è una monarchia autocratica; L’Iran è una Repubblica Islamica;
- L’Iran può contestare le elezioni, anzi ne ha appena avuta una, mentre in Arabia Saudita non è permesso il dissenso;
- L’Iran ha una costituzione scritta, un presidente eletto e un parlamento nazionale. L’Arabia Saudita non ha niente di tutto ciò;
- Le istituzioni clericali dell’Iran – la Guida suprema, il Consiglio dei Guardiani e l’Assemblea degli Esperti – sono soggette a una misura limitata ma reale di responsabilità popolare. I membri del Consiglio dei Guardiani, che presiedono i candidati alla elezione alla Presidenza e al parlamento, sono eletti dal Parlamento iraniano da una lista di candidati proposta dal Leader Supremo, mentre i membri dell’Assemblea degli Esperti – che nominano la Guida Suprema – sono eletti direttamente dal popolo iraniano da una lista che viene proposta anche dal Leader Supremo. L’Arabia Saudita non consente alcuna responsabilità della propria istituzione clericale o giudiziaria;
- La pratica delle religioni diverse dall’Islam, come il cristianesimo e l’ebraismo non solo è tollerata in Iran, ma anche protetta e regolata dalla legge. In Arabia Saudita le minoranze religiose non hanno il diritto di praticare la loro religione;
- L’accesso delle donne all’istruzione è costantemente allargato, le donne ora costituiscono la maggioranza del corpo studentesco universitario. In Iran le donne possono votare, lavorare e anche essere elette in parlamento, sono autorizzate a guidare automobili e possono stare in pubblico. Al contrario, l’accesso delle donne all’istruzione in Arabia Saudita rimane gravemente limitato, così come i diritti delle donne in genere;
- Nonostante le restrizioni, l’Iran ha una vita politica molto attiva e la società civile, e il dibattito politico è vivo e aperto. In Arabia Saudita l’attività politica è strettamente controllata, così come qualsiasi espressione di opinioni politiche;
- L’Iran ha sviluppato una propria sostanziale base industriale e tecnologica. L’economia dell’Arabia Saudita rimane puramente un’economia petrolifera;
- Contrariamente a reclami ripetuti, l’Iran non esporta il terrorismo ed è il nemico implacabile dei due gruppi terroristici più pericolosi: Al-Qaeda e Isis. L’Arabia Saudita ha sostenuto in diversi periodi e ha finanziato entrambi questi gruppi;
L’Iran ha forze armate efficaci e si è difeso con successo durante la lunga guerra Iran-Iraq. E’ anche intervenuto con risultati concreti nel conflitto siriano. L’esercito gonfiato dell’Arabia Saudita non è riuscito a sconfiggere i combattenti Houthi in Yemen e catturare la capitale Sana’a. Chi ha orecchie per intendere intenda.
di Cristina Amoroso