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Cuba in crisi tra “Patria y Vida” e “Patria o Muerte”

Lembargo statunitense che da quasi 60 anni opprime Cuba, sta aggravando la situazione economica e sanitaria legate alla pandemia. Proteste vere e spontanee di un popolo prostrato dalla mancanza di cibo e medicinali  potrebbero scatenare un esodo come quello verificatosi nel 1994.

Le proteste sono partite domenica dalla cittadina di San Antonio de los Baños, 35 chilometri a sud-est della capitale L’Avana, ma si sono presto allargate al resto del Paese. A oggi, stando a dati del ministero degli Interni e a denunce degli attivisti, un manifestante, Diubis Laurencio Tejeda di 36, ha perso la vita in scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Almeno 140 persone sarebbero state arrestate.

Grave è la crisi che sta vivendo il popolo al quale il presidente Díaz Canel ha appena lanciato un appello “per l’unità dei cubani”, il rispetto per i cubani, che devono spogliarsi di ogni sentimento di odio…”.

Chi sono i cubani?

L’articolo 3 della Costituzione disciplina che la sovranità risiede nel popolo: «dal quale emana tutta la potestà dello Stato». Questo testo – approvato con l’86% dei voti –  obbliga al rispetto della sovranità popolare e dei diritti fondamentali. Il diritto di resistenza è regolato contro “chiunque tenti di sovvertire l’ordine politico, sociale ed economico stabilito da questa Costituzione”. Il nazionalismo democratico (inclusivo, antimperialista, antixenofobo) è uno dei contenuti più forti della storia cubana fino ad oggi. I contenuti popolari sono la sua chiave. Nelle strade cubane non ci sono gli schiavisti del XIX, gli oligarchi del 1912, i gran borghesi del 1952.

Cuba tra ingerenze straniere

Dopo che sui social sono emersi video che mostrano migliaia di cubani scesi in strada per protestare contro le cattive condizioni economiche e la gestione del governo della pandemia di Covid-19, il sindaco di Miami, Francis Suarez ha chiesto un intervento internazionale guidato dagli Stati Uniti “per proteggere il popolo cubano da un bagno di sangue”. Suarez ha partecipato a una manifestazione nella ‘Little Havana’ di Miami, dove in centinaia si erano radunati fuori dal ristorante cubano Versailles.

E’ un appello all’intervento degli Stati Uniti da parte del settore estremista dell’esilio cubano. Pagano per azioni violente, producono coscienziosamente notizie false, incoraggiano le persone ad appiccare il fuoco, saccheggiare proprietà, uccidere poliziotti e “deporre il corpo” dalla trincea dei loro telefoni. Qualunque sia il risultato di questa situazione, e qualunque cosa si soffra a Cuba, continueranno su questa linea.

Gli Stati Uniti e il golpe morbido

Il presidente Biden ha continuato la politica delle sanzioni e non l’ha cambiata nemmeno nel mezzo della fase più grave della pandemia. La politica di blocco è un affronto alla nazione cubana, poiché è di natura strettamente coloniale, ed è un crimine contro il popolo cubano. L’atteggiamento di Biden contraddice la stessa politica che ha difeso durante l’amministrazione Obama, che sosteneva che i nuovi obiettivi non potevano essere raggiunti con mezzi falliti. Chi pensa che questa situazione inizi e finisca qui, o che sia spiegata solo dal “colpo morbido”, confonde il nocciolo del problema.

Il progetto soft coup è stato una realtà in vari processi in tutto il mondo. Chi è un provato agente di quell’interesse deve risponderne, mettendosi al servizio di una potenza straniera, ma l’intera protesta sociale non può essere coperta come se fosse una creazione completa di tale sforzo.

Cuba e l’inizio di una nuova ondata di destabilizzazione globale

Gli eventi a Cuba sono stati causati dal collasso economico messo in scena diretto dal Fmi su consiglio del World Economic Forum, con il pretesto di interruzione delle linee di approvvigionamento e chiusure economiche per combattere il Covid-19. Il conflitto socioeconomico che una crisi così imposta è nota per provocare, viene quindi armato per destabilizzare i “regimi” in modo da promuovere l’agenda egemonica dell’oligarchia (certamente divisa) che governa l’occidente globale. Lo abbiamo già visto nel 2008 con il crollo e la crisi, e come questo è stato utilizzato come arma per creare un processo di destabilizzazione noto come la Primavera Araba.

Un’ulteriore destabilizzazione a Cuba sarà una parte enorme in una prossima destabilizzazione globale, e quindi deve essere contrastata. Questo è il caso, anche contemplando le ragionevoli lamentele dei manifestanti reali, che a loro volta non sono le stesse delle richieste sorosiane poste in bocca a manifestanti anonimi dai media globalisti.

Cuba deve essere compresa in questa luce e, sebbene abbia bisogno di un approccio migliore per gestire la narrativa del Covid e ascoltare la sua gente, l’ingerenza straniera nei suoi affari deve essere contrastata.

di Cristina Amoroso

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