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Intelligence e militari in seno alla futura Anp?

pna1di Redazione

La repressione delle rivolte e la complicità accordata a Israele sono reazioni alla consapevolezza di aver fallito del presidente palestinese Mahmud ‘Abbas. 

“Irrilevante lui e le sue politiche”, lo giudica i 2/3 del popolo palestinese in uno studio del Centro Palestinese di Politica e Ricerca i cui risultati sono pubblicati dal sito d’informazione Arab21. Commentatori dal campo israeliano assegnano ottimi voti agli allievi dell’Anp per il lavoro svolto contro i palestinesi, soprattutto sui Media nazionali e nelle Università. 

Ma il margine di manovra politica di ‘Abbas – inesistente per la popolazione – si restringe sia nella relazione con l’occupante israeliano, sia nel contesto internazionale. Alla base del fallimento di ‘Abbas, i propri disastri politici insieme a quelli di Israele, sempre più audace nel ricorso a una politica violenta.

Interrompere il dialogo politico fa comodo a entrambe le parti a due anni di totale stallo negoziale. L’Anp si vanta di aver scovato e annientato alcune cellule di Hamas in Cisgiordania e di aver sventato “200 attacchi contro Israele negli ultimi 4 mesi”, come tiene a dire con fierezza Majid Faraj, comandante dell’Intelligence palestinese. Di tanto in tanto, per contrastare la diffidenza popolare la dirigenza dell’Anp urla allo scandalo come è accaduto con la cattura di un esponente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), presunta spia di Israele.

A mali estremi, estremi rimedi. Se la dirigenza dell’Anp prende posizioni talmente distanti da quelle della popolazione tanto da non lasciar intravedere nessuna transizione politicamente pacifica o spontanea, le previsioni sono molto dure tra cui quelle del presidente egiziano As-Sisi, preoccupato per la successione ad ‘Abbas, secondo quanto ha riferito al programma Ysrael Plus Uri Savir, politico e diplomatico israeliano.

Nell’inchiesta della Tv israeliana si specifica che oltre alle perplessità sugli scenari del dopo ‘Abbas, la dirigenza politica egiziana vedrebbe con favore al potere un esponente della sicurezza palestinese per tenere stretta la morsa sul malcontento popolare per corruzione e occupazione in Cisgiordania come per contenere Hamas, nella resistenza e in politica. Un regime sulla falsariga di quello egiziano, probabilmente guidato da un generale è quanto di meglio Il Cairo possa desiderare per la guida dell’Autorità palestinese (Anp). Questo è anche il parere espresso da un funzionario dell’Anp.

Se si volesse accreditare simile ipotesi, le previsioni non sarebbero delle migliori e la risposta palestinese a un regime militare in seno all’Anp avrebbe sempre più i caratteri della militanza e del nazionalismo, di quelli che fanno bene alla causa di liberazione. Si assisterebbe a un ritorno all’idea netta di due Stati (quella rifiutata da Netanyahu con la colonizzazione) e a una rinascita della causa nella strategia di lotta comune segnati dalla passione per la democrazia liberale che ha caratterizzato i palestinesi tra le lotte per l’autodeterminazione.  

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