Europa

In Ue lo status di “rifugiato” per gli omosessuali

Non sembrerebbe vincolante la proposta dell’avvocato generale della Corte di Giustizia, Eleanor Sharpston, che ha proposto alla Corte di giustizia di Lussemburgo lo “status” di rifugiato per i gay perseguitati in patria. Secondo la stessa gli omosessuali, proprio perché discriminati per la loro sessualità, avrebbero diritto all’asilo in Unione Europea. Ma da dove nasce il tutto?

La proposta nasce in seguito alla decisione del Consiglio di Stato olandese di valutare in che modo poter accettare tre domande di asilo di cittadini provenienti da paesi africani dove, come spiegato dallo stesso avvocato, l’omosessualità sarebbe considerata un reato e quindi un motivo di persecuzione verso gli stessi soggetti richiedenti asilo. Non più allora per atti politici ma per “atti qualificabili come persecutori”.

Il caso preso in atto è quello di tre uomini provenienti dalla Sierra Leone, dall’Uganda e dal Senegal, gli stessi che manifesterebbero timore di essere perseguitati nei loro rispettivi paesi dove l’omosessualità è molto spesso punita con pesanti sanzioni pecuniari a vari anni di carcere e anche con l’ergastolo.

Nel frattempo però almeno lo 0,7% del PIL nazionale di tutti i paesi membri dell’Ue, corrispondente a circa 10 miliardi di euro, verrà sborsato a favore di aborti, contraccezioni e omosessualità. Alzando lo sguardo al di là delle apparenze e delle superficialità, verrebbe da dire: qui prodest una società (quella europea) sempre più asessuata?

A testimoniare quanto detto è il punto  69 del “Report sugli obiettivi di sviluppo del millennio – definizione del quadro post-2015” presentato dalla Commissione sviluppo del Parlamento europeo lo scorso 5 Giugno riguardo la tutela di diritti fondamentali dell’uomo: nello stesso, oltre a perseguire obbiettivi come l’eliminazione della povertà, l’Unione europea si impegna a difendere con forza il diritto ad un più alto standard di salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva […] anche fornendo pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi”. Non per ultimo “promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne”.

E per finire, il punto 68 sostiene che quei soldi dovrebbero arrivare dalle tasche di “partenariati pubblico-privati”: sarà questo uno dei primi disegni del nuovo ordine mondiale? Resta una supposizione ma, troppo spesso, dalle supposizioni nascono le più crudeli verità.

di Redazione

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