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Hezbollah e Amal: no alla squadra per colloqui demarcazione con Israele

I movimenti libanesi Hezbollah e Amal hanno espresso la loro opposizione alla composizione della delegazione incaricata di negoziare la demarcazione del confine meridionale del Libano con la Palestina occupata, chiedendo modifiche alla squadra prima del primo round di colloqui.

La squadra, composta da quattro membri e guidata dal vice capo di stato maggiore dell’esercito libanese, il generale di brigata Bassam Yassin, è stata nominata dall’ufficio stampa della presidenza all’inizio di questa settimana.

Il presidente libanese Michel Aoun ha dichiarato che i negoziati si terranno mercoledì presso la sede delle Nazioni Unite nella città meridionale di Naqoura. “I negoziati sono tecnici e i colloqui dovrebbero essere limitati a questo particolare problema, solo i confini marittimi”, ha osservato Aoun.

Le osservazioni sono arrivate pochi giorni dopo che il presidente del parlamento Nabih Berri ha annunciato un accordo quadro per i colloqui con Israele sulla demarcazione dei confini marittimi e terrestri, affermando che la demarcazione aiuterà economicamente il Libano.

Tuttavia, mercoledì Hezbollah e Amal hanno rilasciato una dichiarazione congiunta prima dei colloqui, chiedendo una riforma immediata della delegazione basata sul quadro di Berri relativo alla demarcazione del confine all’accordo di cessate il fuoco dell’aprile 1996 con Tel Aviv e la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L’inclusione di figure civili nella squadra libanese – continua la dichiarazione – contraddice l’accordo quadro, che consente solo agli ufficiali militari di partecipare alle riunioni periodiche sulla demarcazione del confine.

Hezbollah e Amal a difesa del Libano

Hezbollah e Amal “annunciano il loro esplicito rifiuto e ritengono che si discosti dall’accordo quadro, leda la posizione e gli interessi supremi del Libano, trasgredisca tutte le forze della nazione, assesta un duro colpo al suo ruolo, alla Resistenza e alla posizione araba, e rappresenta un arrendersi alla logica israeliana che mira a raggiungere qualsiasi forma di normalizzazione”.

Il Libano è in disputa con Israele su un’area del Mar Mediterraneo di circa 860 chilometri quadrati, nota come Zona n. 9, ricca di petrolio e gas. A differenza dei confini terrestri, i confini marittimi non hanno visto scontri militari. Il Libano e il regime di occupazione sono tecnicamente in guerra poiché quest’ultimo ha tenuto sotto occupazione le Shebaa Farms dal 1967.

Beirut guarda alla questione della delimitazione della sua zona di confine meridionale con grande sensibilità sia per le preoccupazioni dell’atteggiamento espansionistico di Israele sia per i suoi piani di impegnarsi nell’esplorazione di petrolio e gas nella sua parte del Mediterraneo.

I funzionari libanesi hanno ripetutamente affermato che i limitati colloqui sui confini non significano “normalizzazione” o “riconciliazione” con il regime occupante. L’affermazione mira a distanziare Beirut da una tendenza di normalizzazione tra alcuni Paesi della regione e Tel Aviv, a cui gli Stati Uniti hanno posto le basi.

di Yahya Sorbello

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