Il ruolo delle fazioni palestinesi nella polveriera medio orientale
Dopo mesi di tensioni tra le varie fazioni palestinesi in Libano, il movimento di Fatah ha deciso di espellere Mahmoud Issa, noto anche come Lino, tra i maggiori leader militari del partito. La decisione giunge dopo che un gruppo a lui affiliato ha attaccato apertamente la dirigenza del partito palestinese.
La scelta di espellere Lino è arrivata nonostante le assicurazioni fatte dallo stesso il mese scorso, in cui dichiarava di rispettare le decisioni prese dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. L’Olp si compone di diversi movimenti palestinesi, tra cui Fatah, ed è presieduta dal presidente Mahmoud Abbas.
I Legami tra Lino e la leadership di Fatah sono peggiorati a settembre dopo che un gruppo di ufficiali di Fatah che fanno capo a Lino, ha denunciato con un comunicato la corruzione endemica che c’è all’interno di Fatah. Gli ufficiali hanno anche criticato la leadership del partito di non fornire aiuti ai rifugiati palestinesi in fuga dalla Siria, e di aver abbandonato la responsabilità della difesa dei campi profughi in Libano dalle infiltrazioni dei gruppi estremisti salafiti. Nel documento si chiedono anche le dimissioni dell’ambasciatore palestinese in Libano, Ashraf Dabbour, il controllo da parte di un comitato delle finanze di Fatah e di sollevare Azzam Ahmad dal suo incarico di comandante delle forze di sicurezza in Libano.
La controversia tra Lino e la sua leadership viene attribuita anche ai legami con Mohammad Dahlan, l’ex uomo forte di Fatah a Gaza che è stato espulso dal movimento. Dahlan, un rivale di lunga data di Abbas, ha distribuito aiuti ai palestinesi in Libano sotto la supervisione di Lino.
Fonti vicine ai campi palestinesi hanno confermato che Lino ha condotto diversi incontri con i palestinesi nei campi profughi a Beirut, nel nord del Libano e nella valle della Bekaa, attirando diversi funzionari alla sua causa e provocando una spaccatura all’interno di Fatah.
Molti di questi funzionari hanno a disposizione un gran numero di combattenti, in particolare quelli dei campi profughi di Beddawi e Al-Jalil nel nord del Libano e a Baalbek. La presenza di Lino si è rafforzata grazie alle sue uscite di cassa, facendo guadagnare a Dahlan una certa influenza e controllo sui campi.
Dopo la sua espulsione da parte del comitato militare del movimento di Fatah, Lino è stato successivamente privato del suo entourage della sicurezza e della copertura politica di cui godeva, rendendolo più vulnerabile ai vari tentativi di assassinio da parte di fazioni rivali.
Infatti, la scorsa settimana una bomba è esplosa in un cassonetto dei rifiuti nel campo profughi di Ain el-Hilweh a Sidone, pochi minuti dopo il passaggio del convoglio di Lino. Il leader non viaggiava nel convoglio al momento, ma c’erano alcuni membri della sua famiglia, tra cui sua moglie. Lino ha così iniziato l’assunzione di guardie del corpo personali e sta pensando di andare fuori da Ain el-Hilweh per garantire la propria sicurezza.
In tutto il Medio Oriente la tensione resta altissima, quotidianamente una catena di autobombe lascia una spaventosa scia di sangue dall’Iraq alla Siria. Anche il Libano è rimasto coinvolto in questo vortice di assurda violenza, solo pochi giorni fa è stata rinvenuta un’auto nella periferia meridionale di Beirut, imbottita con oltre 50 kg. di esplosivo. Queste tensioni si vivono anche all’interno della comunità palestinese in Libano, diversi sono già gli episodi di violenza che hanno visto protagonisti alcuni gruppi militanti palestinesi.
La sensazione è che oggi più che mai, il Medio Oriente si sia trasformato in una polveriera pronta ad esplodere. Così come accadde durante gli anni cruenti della guerra civile libanese, le fazioni palestinesi possono essere facilmente strumentalizzate e trasformate in ago della bilancia, in un prossimo e devastante conflitto regionale che sembra ormai alle porte.