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Il ricatto di Erdogan ad una meschina Europa

di Salvo Ardizzone

Al vertice di Bruxelles sui migranti s’è vista la peggiore Europa: egoista, divisa e tremante dinanzi ai ricatti della Turchia che la minaccia con l’arma dei migranti; alla fine, dopo una serie di squallide sceneggiate che ne hanno messo in luce l’inconcludenza e la debolezza, ha scelto come al solito di non decidere, rinviando tutto al prossimo vertice del 17-18 marzo.

Era in programma di implementare gli accordi con la Turchia per fermare il flusso di disperati che sta collassando le deboli strutture della Ue; Merkel, che ne ha un disperato bisogno, era già corsa più volte ad Ankara a promettere miliardi e comprensione, pensando di aver trovato un accordo col “sultano”. È successo invece che Erdogan ha compreso bene la debolezza europea, e vuole avere il massimo ritorno da quei profughi che lui stesso ha contribuito più d’ogni altro a rendere tali.

Con questi presupposti, il primo ministro turco Davutoglu s’è presentato a Bruxelles all’indomani dell’ennesima violazione della libertà di stampa, con l’occupazione del principale giornale di quanto rimane dell’opposizione turca, lo Zaman, ridotto l’indomani a un foglio di regime con il cambio di direttore e redattori. Per nulla imbarazzato, ha esordito dichiarando che l’Europa ha bisogno della Turchia e che la Turchia è pronta a un immediato ingresso nella Ue.

Ciò detto, ha gettato sul tavolo le nuove condizioni dettate da Erdogan, che nel frattempo tuonava minaccioso da Istanbul: un contributo di sei Mld invece che tre; procedure immediate per l’ingresso nella Ue; la richiesta che per ogni migrante rimandato in Turchia perché non profugo, Ankara ne potesse far entrare in Europa un altro; l’eliminazione dei visti per l’ingresso nella Ue dei cittadini turchi fin da giugno.

Inutile dire che è scoppiato un pandemonio con una Ue frantumata fino ai suoi vertici, col presidente del Consiglio Europeo Tusk contro il Presidente della Commissione Juncker e la Merkel che premevano per un accomodamento; i Paesi del centro ed est Europa, già contrari ad ogni accordo sui migranti, sulle barricate e gli altri in ordine sparso a seconda delle convenienze.

La misura di questo sfacelo è data dal fatto che è toccato a Renzi (!) intestarsi la sceneggiata per sfilare il summit dalla necessità di dare una risposta chiara a Davutoglu, rinviando tutto a fra un paio di settimane. L’escamotage (perché sia chiaro: di questo si parla) è basato sulla richiesta del Premier italiano, subito seguito dagli altri, che ogni accordo fosse subordinato a un chiaro riferimento sul documento finale al rispetto della libertà di stampa da parte di Ankara, pena il veto. Così si è redatto solo un documento privo di sostanza, che rinvia ogni decisione al 17-18 marzo.

In realtà, s’è trattato di un accordo fra Merkel e Renzi: con la prima in difficoltà a far la faccia feroce con la Turchia, è stato il secondo a fare il duro con la promessa, non si sa quanto fondata, di un ammorbidimento di Bruxelles sui disastrati conti italiani.

Fin qui i fatti, desolanti nel loro squallore; resta un’Europa vigliacca, totalmente priva di dignità ed incapace ad opporsi ai ricatti di un despota; restano i miserabili calcoli di bottega dei singoli Paesi, incapaci della minima visione politica; resta tutta l’inettitudine di governanti indegni di questo nome.

Ultime notazioni: è vero che la Turchia, secondo i calcoli dell’Unhcr, ha sul suo territorio 2.870.000 rifugiati, ma di essi 2.715.000 vengono dalla Siria, il Paese che più d’ogni altro ha contribuito (e contribuisce) a destabilizzare. Adesso, fallita clamorosamente la sua strategia, Erdogan intende usarli come arma di ricatto.

E i soldi che chiede come un qualunque estorsore ai tremebondi Governi della Ue, non sono affatto destinati ad assicurare un’accoglienza decente a quei disgraziati: secondo la Banca Mondiale e l’Unhcr, solo 300mila di quei disgraziati sono ospitati in campi profughi, gli altri sono abbandonati a se stessi malgrado i cospicui finanziamenti già ricevuti. Soldi che, come riferisce Amnesty International, vengono usati per istituire centri di detenzione illegale che stanno moltiplicandosi esponenzialmente.

In quelle strutture, autentici lager, vengono richiusi i disperati che fuggono da “ribelli” e Daesh (ovvero gli alleati di Erdogan), salvo venir rispediti indietro, verso una sorte orribile, grazie al denaro della Ue. Ma di questo, un’Europa vigliacca quanto inutile, che nulla ha fatto per impedire quelle guerre, anzi, vi ha contribuito largamente agli ordini del suo padrone Usa, non intende parlare.

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