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Il popolo croato si schiera per difendere il matrimonio naturale

di Federico Cenci

A pochi giorni dal voto, la stampa croata pubblica indagini demoscopiche che non lasciano adito a dubbi: il referendum di domenica che propone di inserire nella Costituzione una dizione di matrimonio come esclusiva “unione tra un uomo e una donna” dovrebbe passare. Il 68% degli intervistati, infatti, si dichiara favorevole a questa proposta, staccando i contrari di diverse lunghezze (27%).

Le radici di questo successo affondano nel maggio scorso, quando una serie di esponenti dell’associazionismo cattolico si sono riuniti sotto la sigla U ime obitelji (“Nel nome della famiglia”) e hanno iniziato la raccolta di firme. La mobilitazione è stata enorme. Nel giro di una settimana sono state raccolte le 375mila firme (il 10% dell’elettorato) necessarie per rendere valida l’iniziativa popolare. Alla fine, sembra che la quota raggiunta oscilli intorno a 750mila.

Motore dell’iniziativa è stato l’impegno instancabile dei volontari, i quali hanno allestito in breve tempo numerosi banchetti per la raccolta di firme: dinanzi alle chiese, ai monasteri, ma anche nelle piazze, nei mercati. In loro sostegno si è inoltre formato un vero e proprio fronte interconfessionale a difesa del matrimonio tra uomo e donna. Sostegno esplicito è stato espresso non solo dalla Conferenza episcopale croata, si è levata alta pure la voce delle comunità musulmane, della Chiesa Ortodossa e di altre confessioni cristiane.

Minoritaria ma talvolta violenta è stata invece l’opposizione. Gli assalti ai banchetti e le aggressioni ai volontari hanno caratterizzato il periodo della raccolta firme. Episodi a cui i giornali e il governo – a detta degli attivisti – non hanno dato il giusto risalto.

Del resto, nei mesi scorsi la sinistra che guida il governo croato le ha provate tutte per ostacolare l’iniziativa. Anzitutto, è stata alzata la soglia di firme necessarie per indire il referendum, portandole da 375mila a 450mila. In un secondo momento, quando gli organizzatori avevano annunciato d’aver raggiunto quota 500mila, si è proposto di modificare la norma che non fissa alcun quorum per i referendum, incappando però nel parere negativo dell’opposizione di centrodestra. In seguito, Zagabria si è persino rivolta all’Unione europea, convinta che Strasburgo scendesse in campo contro chi prova a neutralizzare sul nascere ipotesi di matrimoni omosessuali. Tuttavia all’Ue non hanno potuto far altro che alzare le braccia, ribadendo che le leggi sul matrimonio sono appannaggio delle decisioni dei singoli Stati. Infine, ultimo tentativo che risale a poche settimane fa, si è provato a rendere solo consultivo il referendum. L’intervento della Corte Costituzionale ha però bloccato anche quest’ultimo, disperato gesto di ostruzionismo.

E così, domenica si farà il terzo referendum della storia della Croazia, dopo quello sull’indipendenza (che si è tenuto nel 1991) e quello dell’anno scorso, con il quale l’elettorato è stato chiamato a esprimersi sull’ingresso nell’Unione europea. Il risultato appare dunque già scritto. A testimonianza del fatto che i popoli europei su certi temi le idee chiare le hanno eccome. Basta dar loro il diritto di poterle esprimere democraticamente.

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