Il Pentagono schiera oltre 200 marines nel sud dello Yemen
L’agenzia yemenita al-Masirah ha reso noto che il Pentagono ha schierato oltre 200 marines per prendere il controllo di Mukalla, importante porto e terminal petrolifero della provincia centrale di Hadramaut; al largo incrocia la nave d’assalto anfibio Boxer con circa 1200 uomini e la sua squadra d’appoggio. In questo modo gli Usa si sono assicurati le infrastrutture più importanti della costa meridionale dello Yemen.
Al contempo, venerdì scorso, il Comando Usa ha annunciato l’invio di Special Forces e un reparto di elicotteri (6 Black Hawk e 1 Apache da attacco) è tornato nella base aerea di Al-Anad, nello Yemen sud-occidentale, abbandonata dai militari americani l’anno scorso. Il dispiegamento di truppe viene giustificato dal Pentagono con la necessità di fronteggiare i progressi delle bande di Al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqpa).
Gli Usa avevano evacuato lo Yemen il 21 marzo dell’anno scorso, pochi giorni prima l’inizio dell’aggressione saudita, secondo la versione ufficiale “a causa del deterioramento della sicurezza”.
Definire ambigua la posizione di Washington è un eufemismo, visto che non solo ha fornito piena assistenza alla coalizione saudita dandole appoggio logistico, rifornendola di armi e materiali e condividendo tutte le informazioni della propria ricognizione, ma ha anche avallato senza reticenze l’alleanza fra Riyadh e i terroristi qaedisti contro gli Houthi.
Solo di recente, dinanzi al dilagare delle bande di Aqpa, la corte saudita e la Casa Bianca hanno pensato di contenerne l’avanzata, ma guardandosi bene da azioni risolutive e senza tener in minimo conto le conseguenze dei loro atti sulle popolazioni, che continuano a pagare un prezzo altissimo sia per un’aggressione di bestiale violenza, sia per essere state abbandonate alla mercé di bande di terroristi.