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Il Pentagono detta a Roma la nuova “lista della spesa”

di Salvo Ardizzone

L’1 dicembre scorso il Segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, ha inviato una lettera riservata al Ministro della Difesa Roberta Pinotti; un appello pressante con una lunga serie di richieste per un maggior impegno dell’Italia al seguito delle iniziative di Washington.

Istruttori, consiglieri militari, Forze Speciali, raid aerei, attività di ricognizione e intelligence, armi, supporto logistico: è la lista della spesa intimata dal capo del Pentagono a Roma. Il motivo è che l’Amministrazione Usa vede i suoi progetti franare in Siria ed Iraq, ma non è disposta ad impegnarsi a fondo preferendo quello che Obama un impegno “leggero”, e chiede agli alleati/sudditi di farsene carico.

Il fatto che Roma abbia in sostanza risposto picche già in occasione della venuta di Carter a ottobre (quando visitò Sigonella, divenuta la più importante base Usa del Mediterraneo e non solo), e lo abbia fatto ancora a dicembre e fino ad ora, non si deve ad un’improvvisa voglia di riscatto dalla sudditanza verso Washington, quanto dal fatto che semplicemente non può.

L’Italia sta già implementando il contingente lasciato in Afghanistan (quello che da tempo sarebbe dovuto già rientrare), assumendosi la responsabilità di altri Paesi che le truppe le hanno già rimpatriate. Inoltre, fra maggio e giugno invierà un reparto nei pressi di Mosul a difesa della diga che sarà riparata dalla Trevi Group di Cesena, e non saranno 450 uomini, come annunciato da Renzi il 15 dicembre; secondo le indiscrezioni trapelate dopo i primi sopralluoghi dei militari, ne serviranno di più, che si aggiungeranno ai 750 istruttori già in Iraq ed alle centinaia di altri avieri e specialisti al seguito di Tornado e droni che sono stanziati in Kuwait.

A questo s’aggiungerà il potenziamento del continente che è già in Libano nell’ambito della missione Unifil, per sostituire le truppe che la Francia destinerà ad altre operazioni; un sostegno a Parigi in risposta alla sua richiesta d’aiuto militare in base ai trattati Ue.

E non è finita, perché di settimana in settimana sta per prendere il via la nuova avventura dell’Occidente in Libia, in una riedizione della sciagurata missione del 2011. Roma ha troppi interessi laggiù: petrolio e gas da cui gli altri la vogliono estromettere ed i migranti che si riverseranno sulle coste italiane a ondate colossali nel disinteresse di tutti.

Per questo è costretta a destinare quello che le resta (francamente poco viste le condizioni generali delle Forze Armate, dissanguate da progetti faraonici quando il resto cade a pezzi) all’operazione che la tocca assai più da vicino, all’unico scopo di limitare i danni che le verranno (che ci riesca e tutta un’altra storia).

Le Forze Armate sono uno strumento strategico che un Governo degno di tale nome può e deve usare a tutela degli interessi del proprio Sistema Paese; Putin ce ne sta dando un esempio da manuale.

Senza voler azzardare paragoni improponibili, tuttavia, ciò che si può constatare ad ogni occasione è che l’Italia riesce solo ad andare a rimorchio degli altri Paesi, anche a costo di rimetterci sistematicamente, e tanto.

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