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Il nodo gordiano tra Russia e Italia: sanzionare o cooperare?

di Cinzia Palmacci

Nell’agenda del Forum di San Pietroburgo, dal 16 al 18 giugno, è previsto l’incontro tra il Presidente russo Vladimir Putin e il premier italiano Matteo Renzi. Lo ha riferito alla stampa il collaboratore del capo del Cremlino, Yurij Ushakov, così come si legge sull’agenzia Tass. “Putin ha in programma diversi incontri. Nei prossimi mesi visiterà la Cina, la Grecia e la Bielorussia. Inoltre parteciperà al Forum economico internazionale di San Pietroburgo”, ha dichiarato Ushakov. E proprio nella capitale del Nord il Presidente russo incontrerà il premier italiano. Se si parlerà anche delle sanzioni economiche non è dato sapere. Tuttavia si sa con certezza che, nonostante l’Italia avesse informato la presidenza lussemburghese dell’Unione Europea di opporsi alla proroga automatica delle misure restrittive alla Russia, le sanzioni sono state prorogate ugualmente a testimonianza della poca voce in capitolo che l’Italia può vantare nelle decisioni dell’asse Usa-Ue. Questa mancata azione incisiva dell’Italia sulle sanzioni alla Russia, come su altre questioni, aprirebbe un dibattito sull’opportunità di rimanere o meno nell’Unione, dato che le decisioni prese in ambito Ue si sono spesso rivelate controproducenti proprio per l’Italia e la sua bilancia commerciale. Le sanzioni alla Russia hanno prodotto una perdita di fatturato di miliardi per le imprese italiane, soprattutto agroalimentari. Nel mese di settembre del 2014 la Federazione Russa ha varato una serie di misure restrittive che vietano la commercializzazione in Russia dei prodotti alimentari dei Paesi Ue. Per effetto di queste controsanzioni le imprese italiane attive nel settore agroalimentare hanno perso circa due miliardi di euro. Allora pare lecito chiedersi: è giusto continuare a subire le decisioni altrui a discapito delle nostre esportazioni? E per giunta a causa di decisioni imposte oltreoceano? Perché, a quanto pare, sono proprio gli abitanti degli Stati Uniti a volere più di tutti gli altri il prolungamento delle sanzioni. Infatti, alla domanda “Bisogna cancellare o prolungare le sanzioni contro la Russia nel giugno del 2016?”, il 42% degli americani ha risposto a favore del prolungamento. A questo punto viene spontaneo interrogarsi sull’opportunità di chiamare il popolo americano ad esprimersi su questioni che riguardano strettamente gli scambi commerciali tra paesi europei. E soprattutto sul motivo di tanto livore nei confronti della Russia, dato che la guerra fredda è finita da un pezzo. In Germania e in Francia la percentuale ha raggiunto rispettivamente il 31% e il 29%, e soltanto il 27% degli Italiani la pensa in questo modo. Il numero di coloro che non hanno saputo dare una risposta sul futuro delle sanzioni verso la Russia è del 21% in Germania, del 22% in Italia, del 28% in Francia e del 29% negli Usa. Il massimo margine di errore sui dati non supera il 3,1%, con una probabilità del 95%.

Il Forum di San Pietroburgo riunisce come ogni anno i massimi rappresentanti della comunità imprenditoriale italiana. Dopo il rinnovo delle sanzioni economiche alla Russia da parte dell’Unione Europea, domandarsi come il nostro Premier possa giustificare questa proroga è più che legittimo. Da parte russa, l’addetto stampa della presidenza della Federazione Russa, Dmitry Peskov aveva dichiarato che di solito il Cremlino non solleva il tema delle sanzioni negli incontri bilaterali, ma se i partner occidentali lo desiderano è possibile discuterne. Durante una recente giornata italiana il ministro degli Esteri Lavrov, in una colazione di lavoro organizzata dalla Camera di Commercio Italo-Russa, ha incontrato circa 50 rappresentanti delle imprese italiane presenti in Russia. Proprio mentre Lavrov incontrava gli imprenditori italiani in Russi si era diffusa la notizia che l’Italia non appoggerà il rinnovo delle sanzioni contro la Russia. “Siamo aperti alla collaborazione con l’Italia e vediamo che in questo senso si opera attivamente. Gli imprenditori italiani presenti oggi testimoniano una realtà attiva e diffusa, che prosegue il solco storico delle relazioni tra Italia e Russia. Oltre al dialogo a livello statale è fondamentale il contatto fra le regioni dei nostri Paesi. All’Expo di Milano è stato firmato un protocollo d’intesa tra le amministrazioni di Milano e Mosca; recentemente imprenditori italiani hanno visitato il Caucaso e promosso investimenti per quattro miliardi di rubli ed inoltre vediamo la partecipazione attiva del business italiano al Forum internazionale Economico di San Pietroburgo, all’esposizione InoProm di Ekaterinburg a Sochi”.

L’Italia si dimostra interessata a normalizzare le relazioni economiche e diplomatiche con la Russia. Nell’ultimo anno ci sono stati cinque incontri ai massimi livelli tra Putin e Renzi.

La via di fuga proposta all’Italia da Putin: aderire ai Brics

Tre giorni dopo il vertice G7 in Baviera, che ha deciso nuove sanzioni contro la Russia, il Presidente russo Putin ha compiuto una visita ufficiale in Italia, che ha dato un segnale importante in controtendenza rispetto alle provocazioni di guerra di Obama e della Merkel a Schloss Elmau. Durante la conferenza stampa congiunta con Renzi all’Expo di Milano, Putin ha detto chiaramente che la politica delle sanzioni danneggia fortemente l’economia italiana, che ha già perso un miliardo a causa loro, e che anche se la Russia è stata esclusa dai G7 “esistono altri format, come ad esempio i Brics”, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che con la loro Nuova Banca per lo Sviluppo offrono crediti senza condizioni e grandi progetti infrastrutturali a cui partecipare. Anche Federalimentare ha chiesto lo stop alle sanzioni, che colpiscono non soltanto la nostra industria, ma anche la nostra agricoltura.

L’invito a lasciare la dittatura dell’Euro ed aderire ai Brics era stato formulato in precedenza anche al Premier greco Tsipras, durante la sua recente visita a Mosca. Per la Grecia si configura ormai come l’unica alternativa ai diktat della Troika (Ue, Bce e Fondo Monetario Internazionale) che stanno mandando in rovina quel Paese e letteralmente uccidendo i suoi cittadini, a partire dai bambini che non hanno neanche i soldi per mangiare a scuola, o gli anziani che rischiano di perdere la pensione per attuare le riforme imposte dall’Fmi. Lo stesso Fmi che ha ammesso d’altro canto che le sue riforme hanno peggiorato la situazione, invece che migliorarla. Ha quindi ragione Putin a definire il G7  “un club di cui non facciamo parte” ed offrire l’alternativa della cooperazione coi Brics. In Germania cresce l’opposizione interna alla folle politica della Merkel: l’industria tedesca, gli ex cancellieri Schmidt e Schroeder e perfino il ministro degli Esteri Steinmeier (Spd), si sono pronunciati con durezza contro l’esclusione della Russia dal G7, in quanto, come ha ammesso lo stesso Renzi, la Federazione Russa svolge un ruolo di punta non soltanto nella cooperazione economica con l’Europa, a partire dalle forniture di gas che sono a rischio, ma anche nella lotta contro il terrorismo dell’Isis. Steinmeier ha criticato il format del G7 senza la Russia aggiungendo: “Abbiamo bisogno urgente della Russia per contribuire a risolvere i conflitti vicini all’Europa e in Siria, Iraq, Libia”. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha offerto la collaborazione della Russia per sgominare l’Isis, insieme ad Iran e Siria, ma Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia e Arabia Saudita (gli stessi Paesi che in realtà hanno creato e finanziano l’Isis in funzione anti-Assad ed anti-Russia) l’hanno rifiutata, incuranti del fatto che le loro guerre coloniali in Iraq, Libia e Siria sono la causa non soltanto del dilagare del terrorismo, ma anche delle migrazioni di massa. E’ ora che l’Italia esca dall’Europa degli speculatori, dei guerrafondai e dei criminali disumani, ed entri a far parte dei Brics.

Tutti i buoni e giustificati motivi per l’adesione dell’Ue e degli Usa ai Brics   

Le nazioni dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) si sono unite per perseguire una politica di sviluppo economico non solo per se stessi, ma a vantaggio dei popoli di tutte le nazioni. A questo scopo, hanno creato una nuova banca di sviluppo per investire miliardi nei necessari progetti di sviluppo. La Cina ha recentemente lanciato la Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (Aiib), alla quale hanno aderito venti nazioni come soci fondatori, e ha iniziato un Fondo di Sviluppo della Via della Seta. Alla conferenza dell’Apec a Pechino, il Presidente cinese Xi Jinping ha invitato il Presidente Obama a unirsi agli sforzi della Cina e di altre nazioni asiatiche, tra cui la Russia, per lo sviluppo della Nuova Via della Seta.

Contrariamente alla Partnership Transpacifica (Tpp) proposta da Obama, che esclude Russia e Cina, le iniziative dei Brics come l’Area di Libero Scambio dell’Asia-Pacifico (Ftaap) proposta dalla Cina sono inclusive. Esse si basano sul concetto espresso dal fu Papa Paolo VI, che afferma che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Così, al recente G20 in Australia, sia Xi Jinping che il Primo ministro indiano Modi hanno parlato dei due obiettivi congiunti di raggiungere la pace mondiale e porre fine alla povertà con lo sviluppo economico. La minaccia terroristica rappresentata da Isis e Al-Qaeda mira parimenti a Russia, Cina e India, oltre che agli Usa e all’Europa. Essa può essere sconfitta solo con una nuova architettura di sicurezza basata sulla cooperazione. La politica di condurre “rivoluzioni colorate” con il pretesto della democrazia è una politica di guerra, anche se questo termine non viene usato, perché mira a rovesciare i governi facendo uso di denaro straniero. Essa deve cessare. La campagna per imporre sanzioni alla Russia per essersi opposta a tali “rivoluzioni colorate” e al golpe in Ucraina è solo fonte di esacerbazione della crisi globale. Un approccio basato sulla cooperazione reciproca per raggiungere gli obiettivi comuni dell’umanità, invece, creerebbe le basi per la pace mondiale. Solo questo approccio ricondurrebbe gli Stati Uniti e l’Europa al loro fine originario, espresso nel Rinascimento e nella Rivoluzione Americana, ma sempre più dimenticato mentre è stato adottato dal resto del mondo che oggi sollecita Usa ed Europa a riadottarlo. Perciò chiediamo agli Usa e all’Europa di abbandonare la geopolitica suicida del passato, che ha portato a due guerre mondiali e sta portando a una terza, e di costruire un futuro per tutta l’umanità basando la politica estera sul principio del “beneficio altrui” e sul concetto di “comunità di principio tra stati nazionali sovrani” espresso da John Quincy Adams. Questo è il solo corso coerente con la vera natura dell’uomo in quanto unica specie creativa. Ogni altro corso si basa su un concetto dell’uomo in quanto animale e conduce all’estinzione dell’umanità. Un invito esteso anche al prossimo presidente degli Stati Uniti che speriamo possa accogliere con favore questa esortazione alla cooperazione, lasciando da parte mire mondialiste che, rientrando nell’agenda di “pochi eletti”, sono comunque destinate a fallire. I popoli hanno il vero potere e la sovranità necessaria per cambiare le cose, sono le moltitudini a “spostare le montagne”.

Come patrioti delle nostre nazioni e cittadini del mondo, sentiamoci in dovere di chiedere ai nostri concittadini e ai leader delle nazioni di avere il coraggio di interrompere la spirale di bestialità crescente, accettando la generosa offerta di collaborazione dei Brics. Gli Usa e l’Ue potrebbero non accogliere l’invito, ma l’Italia, la Gran Bretagna del Brexit ed altri Paesi europei che hanno mostrato un malcontento crescente verso questa Europa Unita che non li rappresenta più, potrebbero davvero decidere di compiere un passo che definire storico sarebbe riduttivo. Auspichiamo e favoriamo questa scelta. 

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