Il Libano fa i conti con un nuovo terrorismo interno, quello salafita
di Giovanni Sorbello
Continua a salire la tensione e la preoccupazione tra i cittadini libanesi a seguito dell’attentato terroristico che ha colpito il 19 novembre scorso l’ambasciata iraniana a Beirut, causando la morte di 25 persone e il ferimento di altre 170.
I timori sono aumentati quando sono stati identificati i due attentatori, un cittadino libanese residente a Sidone e uno palestinese residente nel campo profughi di Ain el Hilweh sito nella stessa città costiera libanese, entrambi collegati alla rete terroristica dello sceicco salafita Ahmad al-Assir.
«Ciò significa che non c’è bisogno di reclutare un attentatore suicida dall’esterno e portarlo in Libano, ma si può contare su dei kamikaze locali”, ha dichiarato l’analista politico Qassem Qassir intervistato dal quotidiano libanese Daily Star.
Qassir ha aggiunto che la scelta di effettuare l’operazione utilizzando dei kamikaze è estremamente preoccupante, ciò significa che questi gruppi di fanatici fondamentalisti sono entrati in una “nuova fase strategica” per quanto riguarda le operazioni terroristiche.
“I kamikaze sono molto più difficili da bloccare perché hanno semplicemente bisogno di raggiungere l’obiettivo e far esplodere i loro ordigni, a differenza di un’autobomba che può essere scoperta prima che esploda”, riferisce l’analista politico.
Qassir afferma che il gruppo terroristico dello sceicco salafita Ahmad al-Assir può aver avuto un ruolo centrale nella pianificazione ed esecuzione dell’attentato, potendo contare anche sul sostegno di Paesi stranieri, come l’Arabia Saudita, il Qatar e Israele.
Qassir non esclude un coinvolgimento israeliano in questa nuova fase di operazioni terroristiche in territorio libanese, affermando che molto probabilmente i servizi di intelligence di Israele hanno avuto la capacità di penetrare i gruppi più radicali, soprattutto quelli salafiti, finanziandoli e aizzandoli ad effettuare attacchi contro i nemici di sempre, gli sciiti, divenuti oramai nemici comuni.