Hamas rivaluta le sue posizioni sull’Iran
di Cinzia Palmacci
Sembra che Hamas stia cercando di ristabilire il rapporto stretto che aveva una volta con l’Iran lodando pubblicamente il suo continuo sostegno alla resistenza nel corso degli anni.
Abu Marzuq, vice presidente dell’ufficio politico di Hamas, ha salutato con favore le posizioni dell’Iran verso la Palestina apprezzandone il sostegno finanziario e logistico. Marzuq, ha dichiarato che l’apprezzamento per l’Iran non è stato ben accolto da molti funzionari arabi che vogliono sminuire il sostegno alla resistenza dell’Iran, un problema che non sono stati in grado di sfidare semplicemente perché va contro i loro interessi non dichiarati. Il cambiamento delle posizioni di Hamas riflette quello che sta succedendo in Siria. Dopo la crisi siriana scoppiata nel 2011, Hamas, come molti altri partiti, credevano che Damasco sarebbe diventata presto la sede di un nuovo governo straniero. Contando su un tale scenario, il gruppo stesso ha cercato nuovi alleati che avrebbero dovuto sostituire la Siria e l’Iran. Per questo scopo Hamas ha progressivamente rafforzato i legami con gli Stati arabi del Golfo Persico.
Cinque anni dopo, però, il governo siriano è rimasto al suo posto con grande dispiacere dei suoi nemici. Il governo siriano è ancora in piedi e governa in Siria con l’aiuto dell’Asse della resistenza che comprende l’Iran ed Hezbollah. Questo asse è l’unico potere sul quale Hamas può contare e non certo quello rappresentato dai Paesi del Golfo che invece sono pronti a tutto, anche ad attraversare le sue linee rosse per raggiungere i propri scopi. Hamas si rende conto che l’Iran è una delle poche forze nella regione ad aver offerto il proprio supporto in modo del tutto disinteressato. L’Iran si è impegnato seriamente ad offrire il suo supporto incondizionato contro il regime sionista, dimostrando più volte e con azioni concrete il suo sostegno per la causa palestinese.
Ma ci sono motivi più urgenti che possono aver spinto Hamas a prendere questa decisione. Ogni giorno che la Palestina rimane sotto occupazione israeliana e ogni volta che un grido Palestinese risuona nel mondo arabo senza che questi Stati rispondano al grido di aiuto, diventa più evidente quanto le promesse di questi Stati siano state inutili e vane. Ma naturalmente nessuno lo ammette. Ormai è sotto gli occhi di tutti che la questione palestinese ha cessato di essere una priorità per i capi di Stati arabi che hanno tradito i loro principi. Per giunta, il regime israeliano ha intensificato l’azione in seguito alla “Terza Intifada” palestinese. Per il timore di un aumento degli atti della resistenza palestinese, gli israeliani cercano di arginare l’azione dei Palestinesi.
Recente è l’annuncio di piani di costruzione di un muro attorno alla Striscia di Gaza, nel tentativo di aumentare la pressione sui palestinesi impedendo qualsiasi operazione militare e l’infiltrazione dei combattenti di Hamas nei tunnel sotterranei nei territori occupati da Israele. Per non parlare della disponibilità di attaccare Gaza in qualsiasi momento. Ma non è tutto. Hamas e Fatah devono affrontare anche la delusione dei falliti negoziati nel corso degli ultimi nove anni, nonostante i loro sforzi. Anche se le due parti si sono impegnate nei negoziati all’inizio di quest’anno, le prospettive di attuazione della Convenzione non sembrano promettenti. Da questo si deduce che anche il tentativo di governo di unità nazionale palestinese è fallito.
In compenso, l’Iran ha dato sempre esempio di fedeltà verso i suoi alleati. Al contrario, le parti in gioco nel Golfo Persico e la Turchia, fanno a gara per ricalibrare le loro relazioni con il regime israeliano mentre l’Iran non ha mai abbandonato la Siria e l’Iraq nei momenti più difficili, mantenendo la questione palestinese in cima alla sua agenda. Questo è probabilmente il motivo per il quale Hamas ha rivalutato la sua posizione ed è giunta alla conclusione che l’Iran è l’unico Stato su cui si può fare veramente affidamento.