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Grecia, scioperi di piazza, Bonino: “Austerità è un mezzo per la crescita”

E’ un clima di incertezza, di disperazione. In Grecia la disastrosa situazione economica non può che sfociare in un sempre più crescente malcontento comune a causa delle politiche di austerità adottate (o imposte?) dall’Unione Europea, politiche che come abbiamo visto, non hanno fatto altro che aggravare la già preoccupante situazione  toccando con mano diretta la stessa sovranità del paese. E’ nel settore pubblico che tale clima rischia di sfociare nel caos delle manifestazioni e dei scioperi di piazza: lo stesso Adedy, sindacato dei dipendenti pubblici, ha riferito che ci sarà uno sciopero di 48 ore per martedì 24 e mercoledì 25 settembre, manifestazione a cui non mancheranno nemmeno i rappresentanti  della Gsee, ovvero del settore privato.

“L’austerità non dev’essere il fine ma il mezzo per creare crescita, occupazione, coesione sociale”, così hanno concordato oggi i ministri degli Esteri Evangelos Venizelos e Emma Bonino che si sono incontrati a Roma per discutere sulle politiche comuni di Italia a  Grecia in campo europeo. Nel 2014 dunque, con le presidenze consecutive dell’Ue di Grecia e Italia, secondo la Bonino i due paesi avranno l’occasione di “far capire che il Mediterraneo non e’ un optional, ma rappresenta un’opportunita’ per tutta l’Europa”. Nelle loro parole dunque la certezza del “successo” del disegno europeo e della moneta unica degli stati membri, un successo con il quale non si trovano d’accordo le numerose famiglie senza tetto, i giovani senza lavoro e senza prospettive, i migranti cinquantenni che scappano in Germania per un pezzo di pane.

Ma quale questo fine, questo strumento così necessario? Se non quello di annientare ogni sovranità nazionale parallelamente ad un lavoro di rafforzamento di organismi come il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), ad un progetto di controllo delle nostre vite attraverso i conti correnti sempre più vicini a muri del pianto, al fine di verificare se realmente utilizziamo quei soldi per mangiare e consumare.

Intanto si continua a parlare di crescita e occupazione, usando i giovani come protagonisti di promesse mai mantenute, giovani sempre più sfruttati, precari, costretti a manifestare in nome di un lavoro mai avuto e, certamente, sempre più scettici verso un’Europa che li sradica ancora di più dalle proprie origini.

di Redazione

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