Governo Gentiloni, tra salite e discese dal Quirinale
Alle 12:30 di ieri, Paolo Gentiloni ha ricevuto dal presidente Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo, dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Prima della nascita del governo Gentiloni e due giorni dopo il risultato del referendum costituzionale, abbiamo avuto modo di leggere i dati Censis inerenti al 2016. Il quadro che ne esce è pressoché desolante.
Mentre tutti i rappresentanti erano in preda alle fregole post referendum e si apprestavano alle discese ardite e alle risalite presso il Quirinale, il rapporto Censis dava la definitiva mazzata alla classe politica tutta.
Si apprende dal rapporto che le aspettative degli italiani sono del tutto negative, quando del tutto assenti. Il 64% ritiene che il proprio reddito rimarrà fermo nei prossimi anni. Il 57% ritiene che i figli ed i nipoti si troveranno a vivere una condizione peggiore di quella dei genitori. Questo viene pensato anche dal 60% dei benestanti. Il 22% pensa che è inutile fare investimenti nel lungo periodo. Tutto ciò crea insicurezza, l’insicurezza crea immobilità sociale.
Il tutto mentre si mette in scena il teatrino del guazzabuglio politicante che sale al colle nell’interesse degli italiani. Per esperienza abbiamo appreso che l’interesse degli italiani, altro non è, che l’interesse di bottega, che siano piddini, grillini, fratelli e sorelle d’Italia ed altre frantumaglie umane che rappresentano, a parole, l’interesse nazionale.
Il governo Gentiloni che nasce oggi sarà un governo che come primo compito avrà quello di elaborare o di cercare di elaborare una legge elettorale decente. Il 24 di gennaio, la consulta si pronuncerà sull’Italicum. Resta da vedere se e come verrà corretto e se questo sarà corrispondente ai desideri dei partiti.
Tornando ai dati del Censis, vediamo che la popolazione italiana ha accumulato, dal 2007, anno dell’inizio della crisi, una liquidità aggiuntiva pari a 114,3 miliardi di euro che è il Pil dell’Ungheria. La liquidità totale di cui si dispone tra contanti e depositi vincolanti e non è di 818,4 miliardi. Il valore di un’economia che sarebbe al quarto posto del Pil dei Paesi post Brexit. Il 36% degli italiani tiene del contante in casa per emergenze o per la semplice sensazione psicologica della sicurezza. Il 34% se disponesse di risorse aggiuntive le terrebbe ferme su conti correnti.
Questo comporta una dinamica in cui, l’Italia, si limita ad utilizzare le risorse senza una proiezione sul futuro e la distanzia sulla media europea rispetto a Francia, Spagna, Germania, Uk. Un ritorno alle fasi del dopoguerra.
La nascita del governo Gentiloni ignora tutto questo. Gli interessi di bottega sono ben altri. La folle idea dell’ego renziano di far ospitare il G7 in quel di Taormina è l’obiettivo principale da risolvere immediatamente. Chi meglio di un ministro degli Esteri a stringere la mano dei grandi della terra?
Senza considerare che il governo Gentiloni non sarà altro che una proiezione dell’imago Renzi. Un governicchio da far cascare non appena verrà elaborata una legge elettorale che mandi il Paese alle urne.
Tra gli strepitii e gli starnazzi dei grillini che prima non volevano la legge elettorale, poi andava bene quella che c’era, basta che si fosse manifestata la volontà popolare, nell’obiettivo di vederli vincitori a mani basse per “sistemare” definitivamente il Paese. Un Paese che è in mano a tre delinquenze organizzate, con il più alto tasso di evasione fiscale, con un tasso vertiginoso di disoccupazione, con una tassazione da infarto, (in un’intervista di questi giorni Di Battista, uno dei papabili al capo di un governo pentastellato, dice voler combattere la grande evasione fiscale ma dimentica, il grande Dibba, che la grande evasione fiscale, la maggior parte, si trova nei redditi tra il 15mila e 30 mila euro. Meno del 5% ne dichiara oltre 40mila. Perla dell’intervista è il rilancio dell’economia nazionale grazie all’agroalimentare). Insomma le idee sono molto chiare.
Nel frattempo che si pascola avanti e indietro dal Quirinale, i dati della disoccupazione sono spaventosi. L’occupazione sale si ma per il boom di voucher che, dati alla mano, sono 277 milioni tra il 2008 ed il 2015. 70 milioni ne sono stati emessi nei primi sei mesi del 2016. Leggendo tra le righe significa che, la domanda di flessibilità sempre maggiore e l’abbattimento dei costi stanno alimentando le aree delle professioni non qualificate e del mercato dei “lavoretti”. Infatti, a questi numeri è corrisposta una bassissima crescita economica di, circa, 9.100 euro pro capite. Briciole.
La produttività è ridotta da 16.949 euro per occupato a 16.812 euro nel secondo semestre. Se la produttività avesse avuto una qualche forma di continuità, il Pil sarebbe cresciuto dell’1,8% e non dello 0.9% come invece è accaduto. A leggere bene c’è la chiave della soluzione di una parte dei problemi italiani.
Mentre il governo Gentiloni prende forma, molti italiani prendono il volo. Come chi si trova in uno stato di guerra civile, i giovani italiani, laureati e non, si trovano a dover fare le valigie per ottenere un minimo di riconoscimento. Inghilterra, Germania, Francia, Spagna le nazioni che accolgono i connazionali che fuggono via da un Paese che non è stato in grado di dargli una speranza, un futuro degno di una nazione civile. Nascite che crollano, Paese che diventa sempre più vecchio ed immobile. Tutto ciò viene ignorato, è stato ignorato continuerà ad essere ignorato a salvaguardia degli interessi personali, di bottega, di partito.
Paolo Gentiloni sarà il nuovo capo del governo, anche se ha accettato con riserva. Sarà un governo che dovrà sbrigare delle pratiche in modo burocratico e gelido. Per tentare di risolvere le problematiche della nazione si dovrà attendere la pantomima della legge elettorale prima e delle elezioni poi. Il governo Gentiloni non servirà a nulla. Si assisterà, nuovamente, ad una squallida campagna elettorale. Il nuovo che si proporrà come unica alternativa al vecchio, ed il vecchio che si proporrà come unica alternativa al nuovo. Il tutto per l’interesse, del nuovo a prendere il potere, del vecchio a mantenerlo. Mentre il popolo italiano assisterà con una malcelata rassegnazione all’ennesima salita e discesa dal Quirinale.
di Sebastiano Lo Monaco