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Gaza, in coda per ricevere aiuti massacrati da Israele

Oltre cento civili sono stati uccisi e 800 sono rimasti feriti dai proiettili israeliani a ovest di Gaza City, nel nord della Striscia di Gaza.

Fonti mediche hanno affermato che le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro migliaia di cittadini del nord della Striscia, in particolare di Gaza City, Jabalia e Beit Hanoun, che stavano aspettando l’arrivo di camion carichi di aiuti umanitari ad Harun al-Rashid, strada costiera nella zona di Sheikh Ajlin, a ovest di Gaza City.

Nel quartiere di Al-Zaytoun, a sud-est di Gaza City, gli aerei dell’occupazione hanno bombardato gruppo di civili, provocando l’uccisione di dozzine di civili. Le ambulanze e i veicoli della protezione civile non sono riusciti a raggiungere l’area colpita a causa dell’intensità dei bombardamenti israeliani.

La Striscia, sottoposta dal 7 ottobre alla continua aggressione israeliana, vive in condizioni umanitarie estremamente difficili, paragonabili alla carestia.

Secondo il Programma alimentare mondiale, i cittadini soffrono di “livelli di disperazione senza precedenti”, mentre le Nazioni Unite hanno avvertito che 2,2 milioni di persone erano sull’orlo della carestia. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha affermato che i cittadini di Gaza soffrono di livelli senza precedenti di grave insicurezza alimentare e fame.

Gaza verso la carestia

La Fao ha aggiunto che ciò che desta preoccupazione è che sempre più persone a Gaza stanno andando verso la carestia, e almeno il 25% della popolazione della Striscia ha raggiunto i livelli più alti della classificazione della fame.

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha avvertito che l’allarmante carenza di cibo e l’aumento della malnutrizione e delle malattie potrebbero portare a una “esplosione” del numero di bambini morti a Gaza. Secondo le stime dell’Unicef pubblicate il 19 febbraio, un bambino su sei sotto i due anni soffre di malnutrizione acuta.

Le autorità israeliane continuano a ostacolare l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, soprattutto nelle regioni settentrionali, mentre gli aiuti che arrivano al sud della Striscia non sono sufficienti a soddisfare i bisogni dei cittadini, soprattutto a Rafah, considerata l’ultima città rifugio per gli sfollati.

di Redazione

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