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Gaza: dopo 50 giorni di terrore arriva il cessate il fuoco e la resa israeliana

di Manuela Comito

Nel pomeriggio di ieri i gruppi della Resistenza palestinese e funzionari israeliani hanno riferito di aver raggiunto un accordo su un cessate il fuoco permanente. L’annuncio è stato dato dal Presidente Mahmoud Abbas, in un breve discorso trasmesso dai principali network arabi e ripreso dai media internazionali. In esso, Abbas ha espresso il suo apprezzamento e il suo ringraziamento per l’impegno dei mediatori egiziani, per il Qatar e il segretario di Stato Usa John Kerry che hanno rivestito un ruolo decisivo nelle trattative. Abbas ha inoltre auspicato un maggiore impegno perché la ferita inferta alla popolazione di Gaza sia al più presto risanata.

A queste parole hanno fatto eco quelle di Mussa Abu Marzuk, alto funzionario di Hamas, il quale ha dichiarato che la tregua rappresenta il raggiungimento di un grande obiettivo per i palestinesi. “I colloqui sono finiti. Abbiamo raggiunto le intese che coronano la fermezza del nostro popolo e il trionfo della nostra resistenza. Siamo in attesa della dichiarazione della fine dell’aggressione”, ha scritto sul suo account twitter. Il punto cruciale e più controverso delle richieste della parte palestinese è la fine dell’occupazione illegale della Striscia di Gaza ed è il motivo per cui finora tutti i tentativi di instaurare una tregua anche temporanea sono naufragati. Hamas chiede la fine del blocco israeliano che dura ormai da sette anni su Gaza, che impedisce la libera circolazione di persone e merci, che ha portato ad un progressivo e inevitabile impoverimento degli abitanti della Striscia, al punto da costringere più dell’80% dei residenti a vivere di aiuti umanitari; aiuti che, comunque, entrano con il contagocce dai valichi.

Il criminale assedio israeliano negli ultimi sette anni ha minato la già precaria economia palestinese, portando la disoccupazione ad oltre il 60% e rendendo Gaza la più grande prigione a cielo aperto del mondo. I palestinesi chiedono anche che l’enclave costiera possa dotarsi di un porto e di un aeroporto. Secondo una fonte palestinese, riportata da Ma’an, i valichi di frontiera saranno riaperti per far entrare beni di prima necessità e materiali da costruzione all’atto dell’ufficializzazione del cessate il fuoco, in seguito a una dichiarazione emessa dalle autorità egiziane. La zona di pesca compresa nelle acque territoriali di Gaza che attualmente è di meno di 3 miglia nautiche, sarà ampliata. Il governo di Tel Aviv si è impegnato a fermare gli omicidi mirati contro i capi della Resistenza palestinese.

La fonte, che ha rilasciato tali dichiarazioni a patto di rimanere anonima, ha aggiunto che entro un mese si tenterà di far ripartire i negoziati sulle questioni più controverse. Il portavoce dell’ala militare del Comitati di Resistenza Popolare, Abu Mujahid, ha dichiarato a Ma’an che l’accordo di cessate il fuoco permanente, entrato in vigore dalle 19 (ora locale) del 26 agosto, si basa sulle condizioni della tregua raggiunta nel 2012 e include: l’apertura valichi di Gaza in modo permanente, la ricostruzione dell’enclave, la rimozione della “no-go zone” e l’ampliamento della zona di pesca di Gaza.

Dopo 50 giorni, 2140 palestinesi uccisi, di cui 577 bambini, 11 mila feriti si è conclusa l’offensiva israeliana “Protective Edge” contro la popolazione della Striscia di Gaza. I gazawi festeggiano la fine dell’orrore dei bombardamenti e sperano che Israele tenga fede agli accordi presi e allenti la morsa sull’enclave costiera e sulle loro vite. Intanto in Cisgiordania sono state arrestate poche ore fa 26 persone e continuano senza sosta gli scontri tra i palestinesi e l’esercito israeliano.

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