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“Frecce del Nord”: Una scommessa fallita

“Frecce del Nord” è il nome dato dalla leadership israeliana alla sua aggressione contro il Libano. L’obiettivo di questa operazione militare è stato determinato e approvato dal governo israeliano: “Riportare i coloni del nord alle loro case e ritirare Hezbollah oltre il Litani”. Questo obiettivo, introdotto da Netanyahu per prolungare la guerra, si aggiunge a un gruppo di obiettivi che si sono accumulati dal 7 ottobre e che l’entità finora non è riuscita a raggiungere. Israele continua a subire perdite umane e materiali a Gaza. D’altra parte, la Resistenza palestinese è ancora presente sul campo, con leadership e formazioni, gestendo la guerra di logoramento con precisione e intelligenza.

In poche ore l’aeronautica israeliana ha sganciato complessivamente oltre 1.400 bombe e colpito circa 1.800 obiettivi civili e militari tra il sud e la valle della Beka’a, secondo quanto affermato dal ministro della Difesa, Yoav Galant, che ha aggiunto di aver eliminato più del 50% delle capacità missilistiche di Hezbollah! Poi i suoi media hanno iniziato a ritirarsi gradualmente, ricordandogli la “Seconda Guerra del Libano”.

Con “Frecce del Nord” non c’è dubbio che la tendenza adottata dal governo Netanyahu sia una tendenza al rialzo, soprattutto alla luce della mancanza di un orizzonte politico, in un contesto in cui insiste nel controllare il corso dei negoziati secondo i suoi interessi personali. Quindi, non aveva altra scelta che intensificare secondo questa strategia: “Escalation per ridurre l’escalation”. Tuttavia, questa narrazione, che ha fallito nella Striscia di Gaza, non avrà certamente successo in Libano, soprattutto perché le condizioni e i fattori militari differiscono tra Libano e Gaza, e la pressione militare che Netanyahu minaccia non riuscirà a spezzare la volontà di Hezbollah di continuare il suo sostegno a Gaza.

Escalation israeliana non riuscirà a raggiungere gli obiettivi

È ormai chiaro che Hezbollah non può fermare il fronte del sostegno, e quindi l’escalation israeliana non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi. Pertanto, ci troviamo di fronte a diversi scenari:

  • Il primo scenario: la continuazione del bombardamento aereo nella sua forma attuale nel quadro degli attacchi di fuoco diffusi contro diverse aree del sud e della valle della Beka’a entro questo limite decretato.
  • Il secondo scenario: l’esercito di occupazione espande il cerchio di fuoco per includere nuove aree, tra cui il Monte Libano e il sobborgo meridionale di Beirut, come parte della crescente pressione militare su Hezbollah.
  • Terzo scenario: falliti i bombardamenti aerei e gli attacchi di fuoco, l’esercito israeliano potrebbe ricorrere all’opzione di un’azione terrestre limitata per ottenere una maggiore pressione militare e nel tentativo di imporre nuovi equilibri.
  • Quarto scenario: la disperazione israeliana nei confronti dell’opzione militare e il riconoscimento del fallimento dell’escalation e quindi il passaggio all’opzione politica e alla soluzione.

“Frecce del Nord” annulla soluzione politica

Da un punto di vista generale, tutti gli scenari sono realizzabili, ma la possibilità di raggiungere una soluzione politica è al momento improbabile, soprattutto alla luce dell’arroganza israeliana, oltre che dell’assenza di attori internazionali, guidati dagli Stati Uniti d’America, che ha dato il via libera all’azione militare, ed è probabile che l’amministrazione americana abbia dato l’approvazione a Netanyahu, ma potrebbe trattarsi di un’approvazione condizionale per evitare che il Libano e la regione vengano trascinati in una guerra globale per paura degli interessi americani, oltre ad avere un limite temporale specifico, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni americane.

Per quanto riguarda Hezbollah, è chiaro che la sua leadership sta lavorando con calma e con grande intelligenza, e sta cercando in larga misura di affrontare gradualmente l’aggressione israeliana e di contenerla per evitare che la situazione peggiori. La Resistenza si sta concentrando anche sul contrastare l’obiettivo di Israele, impedendo di riportare i coloni al nord. Pertanto, in risposta all’aggressione diffusa, la Resistenza ha ampliato il fuoco fino a raggiungere la città di Haifa e i suoi dintorni, fino a est di Tel Aviv, a 120 km dal confine libanese, per portare altri coloni nel cerchio del fuoco, il che rappresenta una chiara sfida al regime israeliano, affermando che le capacità militari sono ancora intatte.

Per quanto riguarda l’Asse della Resistenza, non c’è dubbio che non si vuole espandere la guerra in una guerra globale, ma ciò non significa che i fronti della Resistenza rimarranno al livello attuale. Anzi, nei prossimi giorni si assisterà ad un notevole aumento nel livello delle operazioni, soprattutto se il nemico israeliano decide di andare oltre, e il titolo successivo sarà: “L’escalation incontra l’escalation”.

di Redazione

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