EuropaPrimo Piano

Francia: manifestazioni e scontri contro la riforma del lavoro – Video

di Salvo Ardizzone

In questi giorni la Francia è scossa da un’ondata di proteste e scioperi contro la riforma del lavoro approvata dal Parlamento con un atto di forza del Governo che ha posto la fiducia. Le manifestazioni, le più massicce e diffuse da molti anni, sono sfociate in duri scontri fra gruppi di giovani e la polizia, che le ha represse duramente.

Oggetto della protesta sono le nuove norme volute dal presidente Hollande in materia di licenziamenti, assunzioni e contratti di lavoro, ufficialmente per semplificare la legislazione esistente ed incentivare l’occupazione, nella realtà per compiere un ulteriore passo verso una normativa liberista, che mette in discussione tutele fondamentali dei lavoratori.

Secondo i sondaggi, tre quarti dei francesi sono contrari e le organizzazioni sindacali hanno in programma di moltiplicare scioperi e manifestazioni sempre più partecipate, per costringere il Governo a ritirare la legge.

Hollande ha dichiarato ai media che vuole tirare dritto e che non si ricandiderà alle Presidenziali, che si terranno fra un anno, se non riuscirà a battere una disoccupazione giunta già al 10%; in realtà, il gradimento del Presidente e del Partito Socialista non è mai stato più basso e, a meno di eventi imprevedibili, le prossime elezioni si annunciano per loro come un disastro, che apre praterie immense ai populisti della Le Pen ed offre alla destra di Sarkozy un’occasione per tornare al potere.

Per anni la Francia ha nascosto i propri problemi strutturali, sotto l’occhio complice di Bruxelles: grazie alla sponda che ha dato alle politiche di Berlino, ha ottenuto un trattamento privilegiato per i suoi bilanci disastrati. Adesso i nodi vengono al pettine e la situazione è ormai insostenibile, con una disoccupazione mai così alta, il deficit da anni alle stelle e nessuna seria prospettiva di rilancio.

La strada scelta da Parigi per uscirne è la solita: invece di un’assunzione di responsabilità, di una lotta alle diseguaglianze ed alle lobby, di programmi d’investimento che generino occupazione (ma vera) in cambio d’un serio patto col mondo del lavoro, ha preferito tentare di scaricare il costo delle inefficienze e della crisi sui lavoratori. Una strada che, ovunque praticata, ha generato disoccupazione, allargamento dell’area del disagio e delle diseguaglianze.

Lo stesso cinico attivismo mostrato da Hollande e dal suo Governo all’estero, ha privilegiato contratti miliardari con il Golfo e i suoi alleati per la gioia della grande industria, trascurando i mercati che avrebbero potuto dare sviluppo vero al popolo francese.

Anche in Europa, in nome di un’ottusa arroganza e di un egoismo di bottega, pensando che l’alleanza con Berlino mettesse Parigi al sicuro, per anni ha sistematicamente rifiutato qualunque asse politico che indirizzasse i Paesi mediterranei a un modello di sviluppo più equilibrato. Solo ora, giunta al capolinea, la Francia sta riconsiderando quell’appoggio a prescindere dato alla Germania, ma troppo tardi e senza una presa di coscienza né una linea alternativa capace d’invertire la rotta. Anzi.

Mostra altro

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi