La Francia chiuderà altre sette moschee e associazioni entro la fine di quest’anno sospettate di promuovere “l’islamismo radicale”, ha annunciato il ministro dell’Interno del Paese, Gerald Darmanin.
Il ministro ha dichiarato che sono stati sequestrati anche i conti bancari degli amministratori della moschea, aggiungendo che 13 associazioni sono state chiuse nel Paese da quando il presidente Emmanuel Macron è entrato in carica.
Rilevando che 92 delle 2.500 moschee del Paese sono state chiuse a seguito di ispezioni, Darmanin ha affermato che dal settembre 2020 i permessi di soggiorno di 36mila stranieri sono stati cancellati con la motivazione che questi individui minacciano l’ordine pubblico.
Ad agosto, la più alta autorità costituzionale francese ha approvato una controversa legge sull’“anti-separatismo” che colpisce soprattutto la comunità musulmana.
Il disegno di legge è stato approvato dall’Assemblea nazionale a luglio, nonostante la forte opposizione dei legislatori sia di destra che di sinistra.
Il governo sostiene che la legislazione ha lo scopo di rafforzare il sistema laico francese, ma i critici ritengono che limiti la libertà religiosa ed emargina i musulmani.
Il disegno di legge è stato criticato per aver preso di mira la comunità musulmana francese – la più grande d’Europa, con 3,35 milioni di membri – e per imporre restrizioni su molti aspetti della loro vita.
La legge consente ai funzionari di intervenire nelle moschee e nelle associazioni responsabili della loro amministrazione, nonché di controllare le finanze delle associazioni affiliate ai musulmani e delle organizzazioni non governative. Inoltre, limita le scelte educative dei musulmani, subordinando l’istruzione a domicilio a un’autorizzazione ufficiale.
La legge vieta ai pazienti di scegliere il proprio medico in base al sesso.
La Francia è stata criticata da diverse organizzazioni internazionali, in particolare le Nazioni Unite, per aver preso di mira ed emarginare i musulmani.
di Redazione
