Il cappio di Erdogan strangola la Turchia
In Turchia, due giorni dopo le elezioni che hanno visto l’ennesimo trionfo di Erdogan, sono stati emessi 192 mandati di arresto nei confronti di militari accusati di aver preso parte al golpe di due anni fa. Una nuova ondata di arresti di massa verso la presunta rete golpista con a capo Fetullah Gulen che vive in America, lontano da ogni possibile ritorsione.
L’operazione più massiccia è stata lanciata dalla procura di Ankara, che ha chiesto l’arresto di 99 sospetti, tra cui 30 ex piloti dell’aviazione. Altri 71 militari sono ricercati in 16 province per ordine della procura di Kocaeli, mentre 22 soldati tuttora in servizio sono ricercati in 13 province in un’operazione coordinata dalla procura di Balikesir.
Tra gli arrestati figurano un ex generale di brigata e 30 piloti insieme ad altri 99 membri dell’aeronautica; l’accusa è quella di essere in contatto con Fetullah Gulen, la mente del tentato golpe del Luglio del 2016, tra le prove a carico degli imputati vi sarebbero delle telefonate periodiche e pagamenti che sarebbero serviti per finanziare il golpe, ma si tratta di prove ancora da vagliare.
Le autorità turche hanno condotto le indagini contro i presunti sostenitori di Gulen che hanno partecipato al colpo di Stato nel luglio 2016, in cui 250 persone sono state uccise. Gulen, che vive in esilio autoimposto in Pennsylvania dal 1999, nega ogni possibile coinvolgimento.
Da quella notte di Luglio di due anni fa, la Turchia ha detenuto circa 160mila persone e ha licenziato quasi lo stesso numero di impiegati statali accusati di aver partecipato al colpo di Stato; questo quanto hanno riferito le Nazioni Unite a marzo del 2018. Di questi, oltre 50mila sono stati formalmente accusati e vengono tenuti in carcere durante il processo.
Gli alleati occidentali della Turchia hanno criticato l’entità della repressione, ma sono critiche molto blande e del tutto irrisorie visto che la maggior parte degli Stati occidentali fa affari con la Turchia e con Erdogan, quindi si tratta di mera facciata che potrebbe essere tacciata di ipocrisia.
I critici del presidente Tayyip Erdogan lo accusano di usare il tentato Golpe per annullare il dissenso. Il regime turco afferma che le misure sono necessarie per combattere le minacce alla sicurezza nazionale. Insomma il solito giochino già praticato in passato che serve a far sciacquare la coscienza alle anime candide occidentali puntando il dito contro il cattivo di turno, salvo poi stringere patti e alleanze che convengono a tutti.
di Sebastiano Lo Monaco