E’ l’Italia che crolla
Il 23 dicembre, il Presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, era in Sicilia a inaugurare in grande Pompa Magna (e con tre mesi d’anticipo, come sottolineato con enfasi) un tratto del rifacimento della Palermo–Agrigento. Tra tagli di nastri ed interviste, l’aveva definita un’opera strategica, un passo avanti per l’intera Isola e così via blaterando; un passo breve visto che, appena una settimana dopo, la strada è collassata, letteralmente afflosciandosi.
Il tratto appena aperto al traffico (e subito richiuso) faceva parte d’un appalto per il rifacimento di 34 Km di quell’arteria per un costo di 297 Ml; era stato vinto dal raggruppamento d’imprese Bolognetta con la Cmc di Ravenna (una delle più grandi coop. “rosse”) come capofila.
Da parte di chi ha eseguito l’opera e l’ha appaltata, è subito partita una disgustosa gara a minimizzare: l’Anas ha subito dichiarato che non c’è stato alcun pericolo per gli automobilisti, perché l’arteria è stata chiusa immediatamente (e se qualche povero disgraziato fosse passato “mentre” accadeva il cedimento? O lo stesso si fosse verificato in modo appena diverso?); la Cmc, per bocca di Pierfrancesco Paglini, responsabile per l’area Sicilia, ha superato ogni limite dichiarando che non c’è stato alcun crollo, solo una “crepa” in un rilevato (tratto di strada a sei, sette metri dal terreno), un banale cedimento che può essere riparato in 15 giorni, rimarcando come siano cose che possano accadere.
Ora, che nessuno potesse pretendere che quell’opera sfidasse i secoli come i ponti romani ancora in piedi ci può stare, ma che non fosse capace di sfidare i giorni ci sembra semplicemente vergognoso, e ancor di più gli assurdi tentativi di giustificazione.
La realtà dietro quello sconcio è che i bandi di gara sono fatti malissimo e i progetti esecutivi carenti; è così che nascono varianti in corso d’opera, che fanno lievitare i costi in modo spaventoso; contenziosi infiniti, che all’occorrenza possono rimettere l’appalto in discussione e arbitrati costosissimi, un’autentica cuccagna per i “soliti” chiamati a pronunciarsi. Semplificando, è questa la ragione per cui in Italia il costo di un’autostrada è il triplo che in Francia o in Spagna ed è lo stesso per ogni opera pubblica.
La Procura di Termini Imerese ha già aperto un’inchiesta, ma scommettiamo che, ammesso si riesca ad andare a processo, non si troverà mai un responsabile cui imputare questa vergogna?
Il fatto è che le norme e i regolamenti che “dovrebbero” disciplinare la materia sono redatti all’unico scopo di evitare responsabilità precise, e se così il sistema diviene ingovernabile tanto meglio: in quell’area grigia, burocrati, lobbysti e politicanti possono ingrassare impunemente. Va così da decenni e di cambiare non se lo sogna nessuno: l’importante è preservare la forma e sotto continuare come sempre.