Due prigionieri palestinesi in sciopero della fame da 49 giorni
Due prigionieri palestinesi del sud della Cisgiordania, Odeh Hroub e Hasan Awawi in detenzione amministrativa in Israele, da 49 giorni stanno portando avanti uno sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione indefinita, ha riferito Palestinian Prisoner Society (Pps).
Palestinian Prisoner Society ha riferito che a causa del lungo sciopero della fame, Odeh Hroub e Hasan Awawi stanno avendo un serio peggioramento della loro salute. Il Pps ha dichiarato che il Servizio penitenziario israeliano sta ignorando le condizioni dei due prigionieri e le loro richieste per sospendere il loro sciopero.
Hroub, 32 anni, è del villaggio di Deir Samet vicino a Hebron, ed è in detenzione dal dicembre 2018. Awawi, 35 anni, è di Hebron e padre di tre figli. È detenuto dal 15 gennaio e in precedenza ha scontato diversi anni nelle prigioni israeliane per aver resistito alla sua occupazione.
Israele e la detenzione amministrativa
L’Unione Europea alza la voce contro Israele per il continuo e indiscriminato uso della detenzione amministrativa nei confronti dei prigionieri palestinesi. Secondo i dati forniti da Addameer, associazione per i diritti umani che si occupa dell’assistenza ai detenuti, dal mese di ottobre a oggi sarebbero più di 700 i prigionieri palestinesi sottoposti a detenzione amministrativa nelle carceri israeliane. Tra questi, tre minorenni e tre rappresentanti del parlamento palestinese. La restrizione arbitraria della libertà individuale applicata per motivi di sicurezza pubblica, la detenzione amministrativa appunto, prevede la reclusione senza capi di imputazione né processo, per almeno sei mesi. Periodo di tempo che può estendersi ulteriormente sulla base di prove e interrogatori che non posso essere visionati nemmeno dal legale del detenuto.
Per questa ragione, l’Unione Europea ha espresso forte preoccupazione per la violazione dei diritti umani nei confronti dei detenuti, esortando Israele al rispetto degli obblighi internazionali, al diritto di assistenza legale e alla necessità di un processo equo.
di Giovanni Sorbello