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Dopo la tregua il ritiro, Israele fa i conti con l’ennesimo fallimento militare

di Manuela Comito

L’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza ha provocato la distruzione della maggior parte delle infrastrutture dell’enclave costiera. Di interi quartieri, scuole, ospedali, mercati, moschee non rimane altro che un cumulo di macerie. La tregua di tre giorni, entrata in vigore il 5 agosto, ha permesso ai gazawi di tornare alle loro abitazioni e cominciare una prima stima dei danni causati dai bombardamenti dell’esercito israeliano. La “guerra unilaterale” di Israele contro la popolazione inerme di Gaza non ha fatto altro che rendere tragica una situazione già drammatica.

La Striscia di Gaza dal 2006 è sottoposta ad un feroce quanto illegale assedio da parte del governo di Tel Aviv, che obbliga l’80% dei residenti a vivere di aiuti umanitari, ha portato il tasso di disoccupazione oltre il 60%, impedisce ai malati di lasciare l’enclave per potersi curare in strutture più attrezzate, sequestra e distrugge le barche ai pescatori, incendia e danneggia le coltivazioni. La maggior parte dei media occidentali, in questi giorni in cui l’offensiva israeliana si è servita anche delle truppe di terra, ha vergognosamente giustificato questa ulteriore aggressione con la presunta necessità di distruggere i tunnel dai quali, secondo Israele, passerebbero le armi per la resistenza palestinese. Quello su cui, però, i media tacciono è che da quei tunnel passano soprattutto i beni di prima necessità per la sopravvivenza di un milione e 800 mila civili inermi: generi alimentari, cemento, legno, metallo, presidi sanitari, farmaci e perfino bestiame.

Dal 2013, con la distruzione di un gran numero di tunnel ad opera dell’esercito egiziano, l’approvvigionamento attraverso i pochi tunnel rimasti era pericoloso e insufficiente a sopperire ai bisogni dei residenti nella Striscia. Dopo l’offensiva israeliana dell’8 luglio “Protective edge”, alla distruzione portata dalle bombe si è aggiunta la mancanza di acqua, di elettricità e la conseguente emergenza igienico-sanitaria. Martedì 5 luglio è stata raggiunta una tregua di 72 ore, risultato di due giorni di colloqui al Cairo, mediati da autorità egiziane e statunitensi. I precedenti tentativi di giungere almeno ad un cessate il fuoco sono falliti.

Anche in questo caso, la tregua è stata quasi imposta, senza tenere minimamente in considerazione le richieste da parte delle autorità palestinesi: ritiro delle truppe israeliane da Gaza, fine del blocco del territorio e apertura dei valichi di frontiera. Finora, sono circa 1.900 le persone uccise, oltre 9.500 i feriti, migliaia gli sfollati e, secondo fonti palestinesi, 150 soldati israeliani sono stati uccisi. Jamal Fairooz, commentatore politico, in un’intervista rilasciata in queste ore a Press Tv, ha dichiarato: “Non c’è giustizia nel mondo perché l’entità che vigila al di sopra degli Stati non è rappresentata dalle Nazioni Unite ma dagli Usa, e gli Usa sono i principali finanziatori e sostenitori di Israele”.

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