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Doha. Il summit della Lega Araba dichiara l’appoggio ai “ribelli” siriani

di Mauro Indelicato

Ha preso il via a Doha, nel Qatar, il summit della Lega Araba; l’incontro dei capi di Stato e di governo del mondo arabo, risulta decisamente segnato dalla situazione in Siria, al quale saranno dedicate gran parte degli incontri istituzionali previsti in calendario nel piccolo stato del Golfo Persico.

Ma già prima dell’avvio dei lavori, alcuni dettagli di non poco conto davano il quadro della posizione  della Lega Araba sul conflitto siriano: al posto della bandiera nera–bianco– rossa di Damasco infatti, vi era quella dei cosiddetti “ribelli”, simile, chissà se sarà solo una coincidenza, a quella dell’Afghanistan dei talebani.

L’emiro del Qatar ha inoltre invitato il capo dimissionario della cosiddetta “Coalizione nazionale siriana”, Ahmad Moaz al-Khatib, come rappresentante del governo siriano: “Chiediamo il nostro posto nelle sedi della Siria alle Nazioni Unite ed in altre organizzazioni internazionali – ha dichiarato Khatib ai capi di stato arabo – . Solo il popolo siriano dovrebbe determinare chi governa il paese, non qualunque altro stato in questo mondo”.

La novità più importante rappresentata dall’ex leader dei ribelli siriani, consiste nella richiesta esplicita di un intervento militare per proteggere le aree in mano ai suoi miliziani: “Ho chiesto al segretario di Stato, John Kerry, di estendere l’ombrello dei missili Patriot attualmente previsto in Turchia, per coprire il nord della Siria ed ha promesso di studiare l’argomento”.

Una posizione, quella della lega Araba, che mira ad isolare il regime di Assad ed a dare pieno riconoscimento invece alla coalizione nazionale; a suffragare questa posizione, anche il piano di vendita di armi ai ribello, non solo ostentato in questa sessione di Doha della lega, ma anche dalla stessa amministrazione statunitense.

Ma tutto ciò, non sembra una prova di forza: se infatti, si è presa la decisione di sostenere esplicitamente i cosiddetti ribelli, vuol dire che sul campo il regime di Assad è tutt’altro che vicino al collasso. Da Damasco e dalle principali città siriane infatti, le fonti parlano di diverse conquiste operate dall’esercito regolare del Paese arabo, con i ribelli che ripiegano in alcune aree del nord, vicino il confine turco.

Bisogna chiedersi, come mai, nonostante in precedenza la Lega Araba ha sempre sostenuto una trattativa politica tra le parti piuttosto che alla continuazione del conflitto arabo, i capi di stato arabi hanno dato questo esplicito appoggio ad un governo che sembra ben lontano dall’assumere al momento una ben che minima forza di controllo sovrano sul territorio siriano. Il rischio è che, con le armi fornite dall’estero, si assista ad una fase di stallo del conflitto, con il risultato di destabilizzare la Siria e peggiorare la già di per se drammatica situazione umanitaria.

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